Se
avete visto The Social Network, il
film diretto da David Fincher e sceneggiato da Aaron Sorkin che racconta come è
nato Facebook, forse ricordate la
scena nella quale un amico di Zuckerberg, il noto inventore del social network
più prestigioso, è alle prese con le sue pene d’amore, essendo innamorato di
una ragazza della quale però non sa niente. “Sai se è fidanzata?”, chiede il
povero innamorato. Ecco il volto di Zuckerberg illuminarsi a queste parole.
L’idea che gli viene in mente è brillante: non solo utilizzare il neonato
social per conoscere hobby e interessi delle persone, ma anche per poter sapere
se la persona che ci piace è impegnata oppure no.
Oggi
possiamo scorrere i profili dei nostri amici e conoscere il loro status
sentimentale: Single, Impegnato,
Fidanzato ufficialmente, Sposato, In un coppia di fatto, Convivente, In un
relazione aperta, In una relazione complicata, Separato, Divorziato, Vedovo.
E naturalmente possiamo conoscere qualsiasi altra cosa, dal luogo di lavoro a
quello di residenza, dalle relazioni familiari a quelle di amicizia. Insomma,
si può condividere e conoscere tutto, o quasi, avendo un profilo generale di
tutti. Eh già, oggi è così che funziona, volenti o nolenti. Se nelle vecchie
generazioni per conoscere qualcuno bisognava chiedere un appuntamento,
frequentarsi, scriversi e telefonarsi, oggi bastano pochi click per potersi già
fare un’idea complessiva.
Certo,
condividere informazioni personali sul web è una libera scelta. Il problema è
il crescente flusso di informazioni che ne aumenta la richiesta, spingendoci
inevitabilmente a dover rinunciare sempre di più ad un pezzetto della nostra
vita privata rendendola pubblica. Il rischio infatti è quello di rimanere tagliati fuori: oggi non avere un
profilo social rischia di precluderti di essere connesso con i tuoi amici, ma anche di ottenere opportunità di
lavoro.
Immagine Flickr |
Oggi
si comunica sempre più velocemente e con più persone contemporaneamente: sono
nati prima i gruppi su Facebook e le chat allargate su Messenger, poi WhatsApp
e la possibilità di messaggiare in
maniera comoda e istantanea dal proprio smartphone.
I messaggi volano in una frazione di secondo e addirittura possiamo vedere se
il nostro interlocutore ha visualizzato il messaggio oppure no. Alla faccia
della privacy.
Tutto
ciò ha inevitabilmente mutato i rapporti interpersonali di ognuno di noi. Basti
pensare, ad esempio, che secondo l’Associazione degli avvocati matrimonialisti
WhatsApp è la causa del 40% dei divorzi italiani come prova di tradimento. Abbiamo
centinaia di amici su Facebook e di follower su Twitter e su Instagram. Eppure,
nella vita reale, quanti di questi sono davvero nostri amici? Capita
addirittura di incontrare per strada, nella vita reale, uno dei nostri amici
virtuali senza nemmeno salutarsi. Condividiamo con essi foto, pensieri e ogni
genere di informazione sul web, ma probabilmente non lo faremmo nella vita
reale, nella quale le modalità di comunicazione non sono intermediate da
schermi. O almeno per ora. Già, perché stiamo assistendo ad un mutamento dei
comportamenti sociali sempre più influenzato dal ruolo dei social network nella
nostra vita. Ruolo che probabilmente sta diventando sempre più importante e
invasivo.
Ci
si potrebbe dilungare interrogandosi sull’uso delle nuove tecnologie e dei
social network, concludendo che la tecnologia è in costante evoluzione e che
l’unica soluzione consiste in un suo uso responsabile. Il punto più importante
però è lo spazio che noi le concediamo nella nostra vita, lasciando che essa
guidi le nostre relazioni. Nella maggior parte dei casi forse non ne siamo
nemmeno consapevoli, eppure basta uscire la sera, sedersi ad un tavolo al bar
per bere una birra e fare due chiacchiere, e vedere i tuoi amici che guardano
continuamente il cellulare, magari per rispondere ai commenti del selfie che vi siete appena scattati e
che è stato immediatamente postato su Facebook.
Certo,
inutile demonizzare i social e la tecnologia, li usiamo tutti e saremmo degli
ipocriti a sostenete il contrario, magari immaginando una società priva di
essi. Forse si starebbe meglio, o peggio, non lo sappiamo. Ciò che dobbiamo
difendere però è la bellezza di una parola, di un bacio, di un abbraccio e di
un sorriso donati di persona, faccia a faccia e non attraverso uno schermo freddo.
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