domenica 22 febbraio 2015

LE RELAZIONI SOCIALI AI TEMPI DI FACEBOOK

Se avete visto The Social Network, il film diretto da David Fincher e sceneggiato da Aaron Sorkin che racconta come è nato Facebook, forse ricordate la scena nella quale un amico di Zuckerberg, il noto inventore del social network più prestigioso, è alle prese con le sue pene d’amore, essendo innamorato di una ragazza della quale però non sa niente. “Sai se è fidanzata?”, chiede il povero innamorato. Ecco il volto di Zuckerberg illuminarsi a queste parole. L’idea che gli viene in mente è brillante: non solo utilizzare il neonato social per conoscere hobby e interessi delle persone, ma anche per poter sapere se la persona che ci piace è impegnata oppure no.
Oggi possiamo scorrere i profili dei nostri amici e conoscere il loro status sentimentale: Single, Impegnato, Fidanzato ufficialmente, Sposato, In un coppia di fatto, Convivente, In un relazione aperta, In una relazione complicata, Separato, Divorziato, Vedovo. E naturalmente possiamo conoscere qualsiasi altra cosa, dal luogo di lavoro a quello di residenza, dalle relazioni familiari a quelle di amicizia. Insomma, si può condividere e conoscere tutto, o quasi, avendo un profilo generale di tutti. Eh già, oggi è così che funziona, volenti o nolenti. Se nelle vecchie generazioni per conoscere qualcuno bisognava chiedere un appuntamento, frequentarsi, scriversi e telefonarsi, oggi bastano pochi click per potersi già fare un’idea complessiva.
Certo, condividere informazioni personali sul web è una libera scelta. Il problema è il crescente flusso di informazioni che ne aumenta la richiesta, spingendoci inevitabilmente a dover rinunciare sempre di più ad un pezzetto della nostra vita privata rendendola pubblica. Il rischio infatti è quello di rimanere tagliati fuori: oggi non avere un profilo social rischia di precluderti di essere connesso con i tuoi amici, ma anche di ottenere opportunità di lavoro.
Immagine Flickr
Oggi si comunica sempre più velocemente e con più persone contemporaneamente: sono nati prima i gruppi su Facebook e le chat allargate su Messenger, poi WhatsApp e la possibilità di messaggiare in maniera comoda e istantanea dal proprio smartphone. I messaggi volano in una frazione di secondo e addirittura possiamo vedere se il nostro interlocutore ha visualizzato il messaggio oppure no. Alla faccia della privacy.
Tutto ciò ha inevitabilmente mutato i rapporti interpersonali di ognuno di noi. Basti pensare, ad esempio, che secondo l’Associazione degli avvocati matrimonialisti WhatsApp è la causa del 40% dei divorzi italiani come prova di tradimento. Abbiamo centinaia di amici su Facebook e di follower su Twitter e su Instagram. Eppure, nella vita reale, quanti di questi sono davvero nostri amici? Capita addirittura di incontrare per strada, nella vita reale, uno dei nostri amici virtuali senza nemmeno salutarsi. Condividiamo con essi foto, pensieri e ogni genere di informazione sul web, ma probabilmente non lo faremmo nella vita reale, nella quale le modalità di comunicazione non sono intermediate da schermi. O almeno per ora. Già, perché stiamo assistendo ad un mutamento dei comportamenti sociali sempre più influenzato dal ruolo dei social network nella nostra vita. Ruolo che probabilmente sta diventando sempre più importante e invasivo.
Ci si potrebbe dilungare interrogandosi sull’uso delle nuove tecnologie e dei social network, concludendo che la tecnologia è in costante evoluzione e che l’unica soluzione consiste in un suo uso responsabile. Il punto più importante però è lo spazio che noi le concediamo nella nostra vita, lasciando che essa guidi le nostre relazioni. Nella maggior parte dei casi forse non ne siamo nemmeno consapevoli, eppure basta uscire la sera, sedersi ad un tavolo al bar per bere una birra e fare due chiacchiere, e vedere i tuoi amici che guardano continuamente il cellulare, magari per rispondere ai commenti del selfie che vi siete appena scattati e che è stato immediatamente postato su Facebook.

Certo, inutile demonizzare i social e la tecnologia, li usiamo tutti e saremmo degli ipocriti a sostenete il contrario, magari immaginando una società priva di essi. Forse si starebbe meglio, o peggio, non lo sappiamo. Ciò che dobbiamo difendere però è la bellezza di una parola, di un bacio, di un abbraccio e di un sorriso donati di persona, faccia a faccia e non attraverso uno schermo freddo.

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