sabato 22 aprile 2017

I 150 ANNI DE LA STAMPA IN UN DOCUMENTARIO E OTTO ARTICOLI


L'assassinio di Falcone, l'idea di socialismo e democrazia di Michail Gorbaciov, il viaggio di Domenico Quirico su una barca insieme a un centinaio di disperati in fuga dalla Tunisia. Ma anche la figura di Gheddafi, il pensiero di Norberto Bobbio sulla guerra "giusta" del Golfo, il ruolo della Democrazia Cristiana nella politica italiana, il ricordo di Primo Levi della vigilia della Seconda Guerra Mondiale e l'Oscar vinto da Benigni con La Vita è Bella nel marzo del 1999. 

Otto articoli che La Stampa, quotidiano di Torino fondato nel 1867, ha scelto per celebrare i suoi 150 anni, raccogliendoli nel documentario 150 ANNI LA STAMPA - Il futuro è quotidiano, andato in onda mercoledì 19 aprile su Sky Arteraccontando un giornalismo a 360° che ha visto la collaborazione di importanti personaggi che hanno fatto la storia politica e culturale, non solo del nostro Paese. Otto articoli di otto grandi firme che potete trovare e leggere qui

Articoli reinterpretati da importanti personaggi nostrani del mondo dello spettacolo, da Giacomo Poretti e Teresa Mannino ad Alessandro Preziosi e Giuseppe Cederna, da Lunetta Savino e Fabio Troiano a Marco Paolini e Neri Marcorè. Pezzi usciti sulle edizioni cartacee de La Stampa in questi 150 anni e dai quali trasuda pathos, storia e giornalismo, per otto articoli da leggere tutti d'un fiato, in una sorta di edizione speciale del quotidiano torinese.


mercoledì 19 aprile 2017

"NOVE GIORNI AL CAIRO", LA WEBSERIE DI REPUBBLICA SU GIULIO REGENI




3 febbraio 2016: il corpo di un giovane dottorando italiano viene ritrovato senza vita lungo l'autostrada Cairo-Alessandria, in Egitto. La notizia suscita subito molto clamore in Italia, non solo per la nazionalità del giovane, quanto per le dinamiche poco chiare circa ciò che gli era accaduto: le condizioni del corpo fanno pensare infatti a un'ipotesi di tortura prolungata - con traumi alla testa, al busto e agli arti - prima di una morte lenta arrivata, dalle successive ricostruzioni, quasi una settimana dopo. 

È questo l'inizio del racconto della morte di Giulio Regeni che tutti abbiamo più o meno sentito ormai più di un anno fa al telegiornale, leggendo poi sprazzi di altri dettagli sui giornali, fra le smentite delle autorità politiche egiziane e una verità che ancora non è stata pienamente portata alla luce. 

Il nome di Giulio ci porta probabilmente alla mente uno striscione che avrete visto appeso sui balconi delle sedi istituzionali nostrane o in televisione in occasione di qualche marcia in suo onore. Uno striscione che recita VERITÀ PER GIULIO REGENI e che rischia di rimanere un grido nel vuoto, fra tensioni diplomatiche sull'asse Roma-Cairo, depistaggi e menzogne da parte dell'Egitto. 

Un grido che però La Repubblica non ha voluto lasciare che si strozzasse nel dimenticatoio delle morti che non fanno più notizia e archiviate dal trascorrere del tempo. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi ha deciso infatti di mettere insieme gli eventi per continuare a dare voce a Giulio e scoprire cosa gli è veramente accaduto. Ma soprattutto per attribuire delle responsabilità che, senza troppi dubbi, sono da attribuire ai servizi segreti e al regime egiziano di Al-Sisi. 

"NOVE GIORNI AL CAIRO - Tortura e omicidio di Giulio Regeni" è la webserie prodotta da La Repubblica, in collaborazione con 42° Parallelo, che rappresenta questo sforzo di ricerca della verità attraverso un'inchiesta giornalistica portata avanti dai giornalisti Carlo Bonini e Giuliano Foschini e presentata al Festival del Giornalismo di Perugia lo scorso 8 aprile. Cinque episodi nei quali si ripercorrono le tappe della tragica vicenda di Giulio, dal ritrovamento del suo corpo alle evidenti responsabilità egiziane, passando per la tortura e il silenzio di chi Giulio in Egitto ce l'ha mandato, ossia l'Università di Cambridge. 




Una serie da non perdere, per non lasciar cadere nel dimenticatoio una verità che merita di essere rivelata. Sul canale YouTube di Repubblica tutti gli episodi

VERITÀ PER GIULIO REGENI. 

sabato 8 aprile 2017

UNA GUERRA MONDIALE A PEZZI DELLA QUALE NON CI STIAMO RENDENDO CONTO

"Siamo di fronte a un nuovo conflitto globale, ma a pezzetti. Nel mondo c'è un livello di crudeltà spaventosa, la tortura è diventata ordinaria. Sì, un aggressore 'ingiusto' deve essere fermato, ma senza bombardare o fare la guerra". 

Così si pronunciava Papa Francesco il 18 agosto 2014, di ritorno dal suo viaggio apostolico in Corea del Sud. Parole che, a quasi tre anni di distanza, sono purtroppo di particolare attualità. In poco più di due settimane infatti ci siamo trovati di fronte a tre attentati terroristici e a un'escalation della crisi internazionale fra Russia, Stati Uniti e Medio Oriente. 



Il 22 marzo l'attentato a Londra nei pressi di Westminster, con un'auto lanciata sulla folla davanti al Parlamento britannico: numerosi feriti e quattro morti, saliti ieri a cinque. 

[Per saperne di più: 
http://www.ilpost.it/2017/03/22/spari-westminster-londra-parlamento/]

Lunedì 3 aprile, un ordigno è esploso in un vagone della metropolitana a San Pietroburgo, causando 14 morti e decine di feriti. 

[Per saperne di più: 
http://www.repubblica.it/esteri/2017/04/04/news/attentato_a_san_pietroburgo_il_responsabile_e_un_kamikaze_kirghiso-162145041/ ]

Ieri, venerdì 7 aprile, un camion si è lanciato sempre sulla folla nel centro di Stoccolma, causando, al momento, quattro morti e una decina di feriti. 

[Per saperne di più: 
http://www.repubblica.it/esteri/2017/04/08/news/stoccolma_attentato-162472501/]

Tre attentati terroristici di natura islamica che ci devono fare inevitabilmente interrogare sulle misure da adottare in termini di sicurezza interna e anche globale. A partire dalle condizioni di accoglienza degli immigrati: se da un lato l'accoglienza è un fattore umano, dall'altro essa non deve essere improvvisata, ingenua e "buonista". 

Nel mezzo l'attacco chimico di martedì scorso, 4 aprile, nella provincia siriana di Idlib, probabilmente compiuto dal regime di Assad e che ha visto morire almeno 80 persone, la maggior parte delle quali civili e molti bambini. 

[Per saperne di più: http://www.ilpost.it/2017/04/05/attacco-chimico-siria-assad-spiegato/] 

Attacco che ha poi portato al bombardamento da parte degli Stati Uniti della base aerea dei raid chimici, colpita con 59 missili provocando la reazione della Russia, con la fregata russa diretta verso le navi USA nel Mediterraneo. 

[Per saperne di più: 
http://www.repubblica.it/esteri/2017/04/07/news/siria_usa_lanciano_attacco_contro_base_aerea_oltre_50_missili-162376837/ 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/07/siria-nave-da-guerra-russa-verso-i-due-cacciatorpedinieri-americani-che-hanno-lanciato-lattacco/3506849/ ] 

Un'escalation mondiale della quale non ci stiamo rendendo conto completamente se non a pezzetti, perdendo forse il senso della sua portato complessiva. L'Europa si trova di fronte a un'ondata di migrazioni della quale non sa gestire il flusso e che sta minando la sicurezza interna, tanto che ieri Stoccolma, a seguito dell'attentato, ha scelto di sospendere gli accordi di Schengen. In tutto questo la Gran Bretagna si trova di fronte all'uscita dall'Europa, con la quale dovrà contrattare gli accordi sulla sicurezza in base agli accordi commerciali. Gli Stati Uniti, con la Presidenza Trump, stanno facendo marcia indietro rispetto alla politica estera dell'amministrazione Obama, con un atteggiamento più spregiudicato che si è trasformato in queste ore in un braccio di ferro con la Russia, protettrice di una Siria continuamente contesa fra Arabia Saudita e Iran e internamente divisa dalla guerra fra Daesh, Governo e Esercito Libero Siriano. Senza dimenticare la Turchia di Erdogan. 


Il tutto mentre noi, cittadini europei, condividiamo hashtag di solidarietà sui social (curioso come ciò non sia accaduto per l'attentato in Russia) per poi tornare alla nostra routine. Abituandoci, colpevolmente, a tutto questo.