venerdì 16 ottobre 2015

"TUTTO È CONNESSO". ALLA CATTOLICA SI DISCUTE SUL RUOLO DEI MEDIA DIGITALI

"Tutto è connesso. Comunicazione e media digitali per un umanesimo integrato e integrante". Questo il titolo dell'incontro del 9 e 10 ottobre andato di scena alla Cattolica di Milano in occasione dell'incontro in presenza di Anicec, il corso online per gli Animatori della Comunicazione e della Cultura organizzato dall'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI e proprio dall'Università Cattolica del Sacro Cuore. Una full immersion di due giorni nella quale molteplici sono stati gli spunti d'analisi e di riflessioni che i corsisti di Anicec hanno potuto affrontare, dal ruolo che i media digitali si stanno conquistando all'interno del panorama mediatico e sociale fino al ruolo che l'uomo e la società stessa devono assumere nei confronti dei cosiddetti new media.



La prima giornata ha visto don Ivan Maffeis, direttore dell'Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, S.E. mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica, il prof. Francesco Botturri, Prorettore dell'Università Cattolica e la prof.ssa Chiara Giaccardi, direttore scientifico del corso ANICEC e responsabile del sito www.firenze2015.it animare la tavola rotonda all'interno della quale si è parlato delle prospettive presenti e future che la comunicazione è chiamata ad affrontare con l'avvento di Internet e del web 2.0, prima di una rapida visita al Padiglione Zero e a quelli della Caritas e della Santa Sede all'interno di Expo.

Don Ivan Maffeis ha sottolineato l'importanza di saper interpretare l'abbondanza di dati che in certi contesti può comportare l'espandersi di una cultura frammentata che non garantisce approfondimento e unità. Concetto elaborato partendo da una considerazione del prof. Botturi che ha ricordato l'importanza di promuovere una cultura dell'abitare il nostro tempo argomentandola attraverso tre provocazioni: 1) La comunicazione sociale è operatrice di connessione? 2) È possibile comunicare la verità? 3) È possibile un pudore ecclesiale? Oggi ciò che è oggetto della comunicazione è disponibile a tutti creando una sorta di universalizzazione nella quale ciò che non è invece disponibile finisce per non esistere, creando isolamento, esclusione ed autoreferenzialità. Inoltre una massa di informazioni non crea necessariamente conoscenza, aspetto che più volte risalta nella nostra società, dove la notizia selezionata e confezionata diventa un prodotto da vendere al pubblico anche a discapito della realtà delle cose. Infine altro aspetto non certo meno importante è il pericolo di violare la riservatezza della vita privata in nome di una eccessiva resa pubblica attraverso una condivisione sregolata di contenuti e informazioni.

Mons. Giuliodori ha posto altre quattro domande come spunto di riflessione: 1) Come vive la Chiesa italiana il tema della connessione? 2) Quali vantaggi e svantaggi nella iperconnessione? 3) Quale senso per la connessione? Quale direzione per la comunicazione? Il punto di partenza è sicuramente la necessità di sfruttare le tecnologie del tempo per evangelizzare nel mondo attraverso una connessione interna alla comunità ecclesiale e una connessione esterna con il resto della comunità in cui viviamo. Il tutto attraverso la ricerca di quella cultura dell'incontro promossa da Papa Francesco nella quale è importante saper dialogare e nella quale i media contribuiscono fortemente a creare e formare l'opinino pubblica. È quindi importante saper sfruttare al meglio le potenzialità delle nuove tecnologie senza dimenticare che la connettività non deve tramutarsi in una iperconnessione dannosa all'essere umano. Bisogna cioè trovare un equilibrio nella connessione secondo il quale è importante saper anche essere disconnessi quando necessario! La connessione non deve quindi generare consenso attraverso la pubblicità in un processo secondo il quale gli input comunicativi diventano business e interesse economico: solo saper mantenere un senso vero delle cose permetterà di comunicare efficacemente, dando alla comunicazione stessa una direzione giusta.



E in questo senso la prof.ssa Giaccardi ha ribadito come la connessione non sia una prodotto della tecnologia in quanto prima del livello tecnologico domina il livello ontologico e antropologico della comunicazione. C'è cioè un primato della dimensione antropologica che permette di alimentare la cultura dell'incontro accrescendo la connessione fra gli uomini, tenendo a mente che prima di ogni mezzo di comunicazione viene l'uomo stesso. Il rischio è quello di una ideologia dilagante che deve essere combattuta da una fondamentale consapevolezza del limite, da una dimensione dell'umanesimo e da una integrazione di linguaggi che siano testimonianza e partecipazione attiva raccontando storie ed esperienze nel quale si predilige il dare rispetto al consumare.

Infine la seconda giornata ha visto la lezione del prof. Daniele Chieffi, Head of Web Media Relations, Social Media management and Reputation Monitoring di ENI, nella quale si è entrati nel mondo delle relazioni professionali all'interno del digitale cercando di capire come i social media hanno cambiato il modo di comunicare e come tali cambiamenti hanno cambiato le strutture organizzative di aziende e istituzioni. Il tutto anche attraverso un'esercitazione pratica all'interno dell'"Officina digitale" come campo di allenamento nell'ideazione di un piano strategico di digital communication.

Tanti gli argomenti su cui riflettere e ancora di più gli aspetti da scoprire e approfondire per una comunicazione sempre più incentrata sulla connessione ma senza dimenticare l'uomo come perno di una sana comunicazione.