sabato 14 novembre 2015

ISLAM-OCCIDENTE, QUANDO A PARLARE FURONO ORIANA FALLACI, TERZANI E BENEDETTO XVI

Immagine tratta da lamaterianonesolida.com


Gli attentati di Parigi di ieri sera che hanno sconvolto la Francia e l'Europa riportano alla ribalta mediatica l'ormai complesso dilemma: Islam uguale terrorismo, morte e violenza? La pancia, intesa come paura ed emotività, ci spinge a dire sì, la ragione invece ci porta sul binario opposto: no, non si può fare di tutta un'erba un fascio. 

Una questione spinosa che si alimenta ormai da quel celebre e triste 11 settembre 2001, quando il terrorismo - anche mediatico - di Al Qaeda sconvolse l'Occidente con gli attentati aerei kamikaze che fecero crollare le Torri Gemelle e simbolicamente la supremazia statunitense nel mondo. Evento che sconvolse anche la grande giornalista Oriana Fallaci, che dopo quel tragico evento vomitò fuori tutta la sua rabbia, la sua indignazione e anche la sua paura di un mondo ormai senza senso e alla deriva. Un pensiero espresso nel libro La forza della ragione - secondo de La Trilogia di Oriana Fallaci (gli altri due sono La rabbia e l'orgoglio e Oriana Fallaci intervista sé stessa) - nel quale la giornalista rifiuta ogni possibilità di integrazione fra cristiani e musulmani, fra Occidente e Medio Oriente, fra Bibbia e Corano, in quanto espressioni di due culture troppo diverse e incompatibili fra loro. 

Vignetta circolata nei giorni successivi all'attentato
a Charlie Hebdo dello scorso gennaio


Un pensiero duro, impregnato di delusione ed espresso coraggiosamente al quale ha successivamente risposto il giornalista e scrittore Tiziano Terzani, che quasi affettuosamente cerca di riportare l'amica Oriana alla ragione, alla contestualizzazione, alla comprensione della diversità. Una lettera aperta e diretta che alla rabbia provocata da uno violenza ingiusta contrappone la necessità di cercare la verità, al fine di evitare che alla rabbia si sostituisca l'odio. 

E il rapporto complesso fra Islam e cristianità, fra Occidente e Medio Oriente è stato anche il tema affrontato dall'ormai Papa Emerito Benedetto XVI in quel tanto contestato discorso di Ratisbona del settembre 2006 il cui senso travisato fu usato strumentalmente ma che in realtà aveva come fine quello di rafforzare il dialogo interreligioso, centrale nella Chiesa e nella sua opera già dal Pontificato di Giovanni Paolo II. 

Tre punti di vista a volte incompresi, a volte strumentalizzati, a volte anche contrastanti fra di loro ma sicuramente complementari per cercare di capire cos'è l'Islam ma anche e soprattutto cosa siamo noi occidentali. Tre punti di vista che ad ogni azione terroristica tornano d'attualità e che sarebbe bene leggere per non dimenticare e non dover continuare a rivivere queste tragedie per capire che il dialogo è l'unica alternativa alla violenza. 

Immagine circolata nelle ultime ore sui social
in solidarietà alla città di Parigi dopo gli attentati di ieri sera



ORIANA FALLACI, LA FORZA DELLA RAGIONE (passi salienti in quest'articolo dell'Huffington Post) 

TIZIANO TERZANI, IL SULTANO E SAN FRANCESCO (risposta aperta ad Oriana Fallaci)

BENEDETTO XVI, DISCORSO DI RATISBONA (Lectio Magistralis, 12 settembre 2006, Università di Regensburg) 

ATTENTATI PARIGI, SE QUESTO È UN UOMO...




Ancora una volta Parigi, la Francia, l'Europa. A nemmeno un anno dall'attentato alla redazionedel giornale satirico Charlie Hebdo il terrorismo colpisce ancora la Capitale francese e con essa l'Occidente, facendo sprofondare l'Europa in una paura sempre più tangibile. Ieri sera, venerdì 13 novembre, otto attacchi simultanei hanno assordato Parigi e i suoi cittadini: il tutto è cominciato alle 21.20 allo Stade de France dove si stava svolgendo la partita di calcio amichevole fra Francia e Germania, con tre esplosioni all'esterno nei pressi della struttura; altri attacchi si sono verificati in un ristorante orientale a Rue de Charonne, sulla terrazza della pizzeria “Casa Nostra” a “Rue Fontaine” e poco più a nord fra Rue Bichat e Rue Alibert; presso il Boulevard Voltaire, dove il 9 gennaio avvenne la grande marcia in risposta agliattentati contro Charlie Hebdo di due giorni prima, un terrorista si è fatto saltare in aria; infine l'attacco più sanguinoso presso lo storico locale Bataclan – utilizzato per spettacoli e concerti – all'interno del quale tre terroristi hanno sparato sulla folla con dei kalashnikov prendendo poi un centinaio di ostaggi giustiziandoli uno ad uno. La matrice degli attentati è sicuramente islamista (i terroristi hanno urlato “Allah Akbar”) e il bilancio per ora sembra essere di 127 morti ma molti sono i feriti. C'è la  presunta e ancora da verificare rivendicazione da parte dell'Isis - che ha festeggiato gli attentati attraverso i suoi canali mediatici sul web – che ha ammonito la Francia e gli altri Paesi europei per aver "intrapreso questa crociata contro lo Stato Islamico offendendo il Profeta Maometto". Francia ha deciso di chiudere le frontiere proclamando lo stato d'emergenza (qui tutte le notizie approfondite).



Se a gennaio era stata colpita una redazione giornalistica e quindi la libertà d'espressione, ieri gli obiettivi sono stati dei luoghi di svago - come lo stadio, la sala da concerto, bar e ristoranti – prendendo di mira semplici cittadini e mandando un messaggio molto chiaro: possiamo colpirvi dove e quando vogliamo e siete tutti potenziali vittime. L'attacco è alla quotidianità dell'Europa, alla sua serenità, alla sua sicurezza. L'obiettivo è diffondere il caos, la paura, il senso continuo di pericolo in qualsiasi contesto e situazione. Il risultato? La diffidenza verso il diverso, l'intolleranza, la discriminazione (vedi saggio Il male dell'intolleranza). Ed è qui che bisogna essere lucidi, non lasciandosi andare a linciaggi mediatici e generalisti secondo cui Islam equivale a terrorismo. È fondamentale ricordare che un uomo che uccide un altro uomo in nome di un qualche Dio non è un fedele ma un fondamentalista, un integralista la cui ragione e le cui azioni sono mosse dall'ideologia e non dalla fede. La religione è presa come pretesto, come maschera, come scudo.



Negli ultimi giorni si sono susseguiti degli eventi che adesso sembra stiano rendendo più chiaro un quadro inquietante: l'Isis non si limita nella sua opera di terrore ma risponde alle controffensive dell'Occidente (vedi bombardamenti in Siria) con altra violenza direttamente a domicilio. L'aereo russo caduto sul Sinai dopo essere esploso in volo, la presunta uccisione del boia Jihadi John da parte degli USA e i bombardamenti francesi sullo Stato Islamico sono elementi di un puzzle complesso e ancora incompleto nel quale il rischio è che ad ogni azione corrisponda una reazione in una escalation di violenza imprevedibile e non controllabile. Ed eloquenti sono le dichiarazioni del Presidente francese Hollande: “Saremo spietati contro ogni forma di violenza” e di Papa Francesco: "Non c'è nessuna giustificazione. Tutto ciò non è umano"




Una cosa è certa: urge pregare, in ogni modo. Religiosamente o laicamente non importa. La solidarietà è l'unico collante che può tenere unita l'umanità e la civiltà, in un mondo che – a discapito di un progresso tanto proclamato e decantato – vede l'uomo regredire al rango di bestia. Se questo è un uomo... 

#PrayForParis

martedì 10 novembre 2015

FRANCESCO AL CONVEGNO DI FIRENZE FRA UMANESIMO, DIALOGO E IMMAGINI POPOLARI

"In Gesù Cristo il nuovo umanesimo": questo il titolo del 5° Convegno ecclesiale nazionale cominciato ieri a Firenze e che durerà fino a venerdì 13 novembre. E nella giornata di oggi il tema dell'umanesimo ha visto il prezioso contributo niente meno che di Papa Francesco, arrivato nella città toscana per incontrare la Chiesa italiana. 



Un incontro i cui contenuti possono essere riassunti nel discorso tenuto dal Papa presso il Duomo di Firenze e che può essere definito un capolavoro di comunicazione per la densità di immagini che Bergoglio ha utilizzato per mandare messaggi chiari e precisi non solo alla Chiesa ma al mondo cattolico intero. E come sua abitudine tre sono state le immagini che Bergoglio ha voluto utilizzare per raccontare la sua idea di "Chiesa in uscita e pastorale": l'immagine di don Camillo e Peppone, la storia di un vescovo che è sorretto dalla gente in tram e infine l'immagine della medaglia spezzata a metà fra madre e figlio. 





DON CAMILLO E PEPPONE. La citazione dei celebri personaggi popolari inventati da Guareschi ha subito provocato gli applausi della platea alla quale stava parlando Francesco, richiamando una concezione popolare del rapporto fra Chiesa e popolo: "Mi colpisce come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente. [...] Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto". Ed è attraverso questa immagine che Francesco ha ribadito un concetto già esposto quel 13 marzo 2013 nel giorno della sua elezione: "Popolo e pastori insieme! Ai vescovi chiedo di essere pastori". 

Immagine da ilsussidiario.net


IL VESCOVO SORRETTO DALLA GENTE. Ed è da questa immagine di buon pastore che Francesco racconta un aneddoto: "Di recente ho letto di un vescovo che raccontava che era in metrò all’ora di punta e c’era talmente tanta gente che non sapeva più dove mettere la mano per reggersi. Spinto a destra e a sinistra, si appoggiava alle persone per non cadere. E così ha pensato che, oltre la preghiera, quello che fa stare in piedi un vescovo, è la sua gente"



LA MEDAGLIA SPEZZATA A META'. E poi un'altra immagine presa dalla storia popolare: “Siamo qui a Firenze, città della bellezza. Quanta bellezza in questa città è stata messa a servizio della carità! Penso allo Spedale degli Innocenti, ad esempio. Una delle prime architetture rinascimentali è stata creata per il servizio di bambini abbandonati e madri disperate. Spesso queste mamme lasciavano, insieme ai neonati, delle medaglie spezzate a metà, con le quali speravano, presentando l’altra metà, di poter riconoscere i propri figli in tempi migliori. Ecco, dobbiamo immaginare che i nostri poveri abbiano una medaglia spezzata. Noi abbiamo l’altra metà. La Chiesa madre ha l’altra metà della medaglia di tutti e riconosce tutti i suoi figli abbandonati, oppressi, affaticati. Il Signore ha versato il suo sangue non per alcuni, né per pochi né per molti, ma per tutti”.



Tre immagini di umanesimo che nascono però da tre sentimenti, sui quali il cristiano è chiamato a riflettere con la sguardo fisso a Cristo, l'Ecce Homo. Umiltà, disinteresse e beatitudine sono i perni sui quali Bergoglio basa la sua idea di Chiesa ed è qui che si rivolge alla Chiesa italiana: “Non dobbiamo essere ossessionati dal potere. […] Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”. Tre sentimenti che per sbocciare devono vincere due tentazioni precise individuate da Bergoglio, quella del pelagianesimo e quella dello gnosticismo: “La dottrina cristiana non è un sistema chiuso incapace di generare domande, dubbi, interrogativi ma è viva, sa inquietare, animare. […] Il fascino dello gnosticismo è quello di una fede rinchiusa nel soggettivismo dove il soggetto rimane chiuso nell'immanenza della sua ragione o dei suoi sentimenti”.

Ed è qui che Francesco ribadisce un tema a lui caro: il dialogo e la cultura dell'incontro. “Vi raccomando in maniera speciale la capacità di incontro. Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria fetta della torta comune. Non è questo che intendo. Ma è cercare il bene comune per tutti. […] La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono dialogare in modo costruttivo: quella popolare, quella accademica, quella giovanile, quella artistica, quella tecnologica, quella economia, quella politica e quella dei media... La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità”.

Infine un appello ai giovani: “Superate l'apatia e siate costruttori dell'Italia! Dovunque voi siate non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo”