giovedì 12 febbraio 2015

"DOPO PARIGI CHE GUERRA FA": LIMES A PORDENONE

Ieri sera, presso la Sala Consiglio Provinciale di Pordenone, si è tenuto il secondo incontro del XIX corso di geopolitica organizzato da Historia e dal LiMes Club Pordenone Udine Venezia, del quale è stato ospite il direttore della rivista italiana di geopolitica LiMes, il prof. Lucio Caracciolo. 
Argomento di discussione e di analisi è stato principalmente il ruolo dell'ISIS nella politica internazionale, alla luce dei fatti di Parigi che hanno dato ancora maggior risalto al terrorismo. Il prof. Caracciolo ha ripercorso brevemente la storia dell'ISIS, dalla sua nascita da una costola di Al Qaeda nel 2005/2006 fino alla proclamazione del Califfato da parte di Al Baghdadi il 29 giugno scorso, passando anche per le ribellioni avvenute in Siria nel 2011/2012 che hanno dato a questa organizzazione terroristica uno stampo fortemente militare e un ruolo da protagonista nel mondo arabo. Elemento fondamentale per comprendere la nascita di questa formazione jihadista è il fatto che essa occupi un vuoto geopolitico in Iraq, causato dalla sconfitta di Saddam nel 2003 a seguito dell'offensiva statunitense. Ciò ha permesso all'ISIS di allargarsi e affermarsi geopoliticamente, fino a diventare una sorta di brand in grado di attrarre numerosi seguaci nel mondo arabo grazie all'uso di una matrice religiosa legata all'estremismo islamico e alla legge islamica, la Shari'a
Il nuovo numero di LiMes,
Dopo Parigi che guerra fa,
presentato ieri a Pordenone
(Immagine tratta da
temi.repubblica.it)
Uno stampo fortemente ideologico e che ricalca le orme di Al Qaeda, con la quale lo Stato Islamico è entrato in competizione. Esso è riuscito ad attuare un'azione geopolitica di controllo del territorio iracheno e dei suoi traffici di ogni genere, da quelli legati al petrolio a quelli relativi ai reperti archeologici: traffici che sono le fonti di guadagno dell'ISIS, alle quali bisogna aggiungere i riscatti degli ostaggi. Si potrebbe dire che lo Stato Islamico rappresenti una evoluzione di Al Qaeda, dalla quale si differenzia per la sua impronta più criminale e meno legata ad una sorta di missione divina legata alla religione musulmana e al Profeta Maometto. Lo Stato Islamico infatti è in grado di attrarre  anche seguaci non legati alla fede islamica: fra essi si possono trovare ebrei, atei e anche europei, affascinati, paradossalmente, da una concezione di redenzione universale dell'ISIS, la cui missione sarebbe quella di salvare l'umanità. 
Per questo motivo lo Stato Islamico attrae l'attenzione mediatica mondiale, come testimoniano i video delle brutali uccisioni degli ostaggi. Esso mette in mostra grosse potenzialità economiche e territoriali, dato che si presenta come un vero e proprio Stato al quale fanno riferimento tassazioni ai cittadini ma anche fornitura di servizi, dalla sanità all'istruzione. L'ISIS mostra però anche forti potenzialità mediatiche e militari: oltre ad una comunicazione molto curata e articolata, i mezzi di cui si serve sono infatti le jeep americane abbandonate dagli USA dopo la fine delle guerra in Iraq, così come per molti armamenti. 
Il prof. Caracciolo si è anche soffermato sulla dinamiche legate alla politica internazionale che
Lucio Caracciolo,
direttore di LiMes
(Immagine temi.repubblica.it)
caratterizzano lo Stato Islamico, come la coalizione anti ISIS formata da numerosi paesi arabi come il governo iracheno di Baghdad, l'Iran e i curdi, oltre naturalmente ai paesi europei e gli USA. Interessante è il ruolo di Israele, che non considera l'ISIS un vero e proprio nemico e con il quale c'è un tacito accordo di non belligeranza che comporta il disinteresse dell'organizzazione terroristica verso la Palestina e la Questione Palestinese. Dinamica legata anche alla paradossale alleanza Iran-USA che si scontra con l'inimicizia fra lo stesso Iran e Israele, quest'ultimo storicamente vicino agli Stati Uniti. A ciò si aggiunge il ruolo della Turchia, alleato NATO da cui territori e confini però passano molti degli jihadisti. 
L'incontro di ieri presso la
Sala Consiglio Provinciale di Pordenone
Altro argomento di analisi è stata la questione relativa all'Ucraina, che rischia di degenerare in uno scontro fra Russia e USA (qui un approfondimento). Il governo ucraino è infatti al collasso economico e militare, e solo un riarmo da parte degli Stati Uniti potrebbe ridare forza contro la Russia. Finanziamenti americani comporterebbero però una reazione da parte di Putin, il quale ha già attuato una mobilitazione patriottica e propagandistica contro gli USA. Altro fattore importante è il fatto che l'Ucraina non è mai stata considerata da parte russa uno Stato ma una sorta di regione a maggioranza russa, e per questo legittimamente da ricondurre al suo controllo. Su questo punto è non trascurabile il referendum sull'autodeterminazione della Crimea dello scorso marzo, che ha visto il 97% della popolazione favorevole al ricongiungimento con la Russia, così come non è trascurabile la volontà del popolo russo di annettere l'Ucraina. 
I negoziati che stanno avvenendo in questi giorni fra Putin, Hollande, Merkel e Porashenko (è di poco fa la notizia del raggiungimento dell'accordo per un cessate il fuoco) ruotano intorno al pericolo del crollo del confine orientale, che spinge molti europei in una chiave anti-russa, spaventata dalla minaccia di un'espansione dell'imperialismo russo. 

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