venerdì 17 gennaio 2014

L'IMPORTANZA DELLA VERIFICA DELLE NOTIZIE

"L'ha detto la televisione!", "L'ho sentito alla radio!", "C'è scritto sul giornale!", "Lo dice Internet!". Quante volte, discutendo con qualcuno su un determinato argomento, dalla politica allo sport piuttosto che del più e del meno, abbiamo sentito il nostro interlocutore pronunciare una di queste frasi? La televisione, i giornali, Internet e la radio sono diventati essi stessi degli interlocutori all'interno del dibattito pubblico: i mass media sono cioè diventati non solo i canali di trasmissione dei messaggi, ma dei veri e propri soggetti portatori di idee e opinioni. L'avvento di Internet ha portato ad una moltiplicazione delle informazioni e dei contenuti che ha a sua volta comportato una loro sempre maggiore fruizione da parte degli attori sociali, siano esse persone fisiche o meno. L'informazione di cui ci nutriamo ogni giorno è sempre maggiore, personale e diversificata: non ci basta mai. La cerchiamo e la condividiamo attraverso i nostri account e profili social, diventando un unicum digitale con essi: ciò che condividiamo rappresenta i nostri interessi, forma la nostra immagine ed esprime la nostra personalità. Il mezzo di informazione social non è più uno strumento a nostro servizio ma è parte di noi: è la nostra voce, attraverso la quale possiamo esprimere idee e opinioni, e gli altri media, quelli tradizionali, le nostre orecchie. Ciò che sentiamo in tv o leggiamo sui giornali o sui blog diventa informazione da immagazzinare e conservare. Purtroppo, però, spesso e volentieri diamo per scontato la veridicità di tali contenuti, fidandoci ingenuamente della bontà degli intenti dei mass media. Siamo sicuri che ciò che leggiamo o sentiamo da essi sia la verità e nient'altro che la verità? Noam Chomsky non sarebbe per niente d'accordo e ci ammonirebbe energicamente se ci sentisse affermare un pensiero simile. Ci metterebbe davanti agli occhi una copia del suo libro La Fabbrica del Consenso e ci farebbe leggere una ad una tutte e dieci le strategie manipolative dei media: dal parlare al pubblico come a dei bambini alla stimolazione della sua sfera emotiva passando per la sua distrazione in modo da renderlo mediocre e ignorante. L'obiettivo è quello di guadagnarsi la fiducia del pubblico per creare un rapporto diretto con esso e un indirizzamento delle opinioni. Per questo è fondamentale verificare una notizia da più fonti prima di accettarla come vera e credibile! Ma i mass media non sono infallibili: questo trucchetto della manipolazione può avere un effetto boomerang in grado di minare i media stessi. In un'era dell'informazione sempre più sottomessa alla logica dell'infotainment, lo scoop giornalistico è diventato linfa vitale per gli organi di informazione: dare per primi la notizia significa catturare l'attenzione del pubblico, alzare gli indici di ascolto e quindi ottenere profitti a scapito della concorrenza. Molto spesso però abbracciare la logica della gara a chi dà per primo la notizia comporta una minore accuratezza nella verifica delle notizia stessa: se la notizia è veritiera il gioco finisce bene, se però non si rivela tale allora la credibilità dei media viene messa in seria discussione. E se tale credibilità fosse minata da un singolo individuo? Può, un semplice cittadino, sia esso un utente del web o un semplice lettore di giornali, influenzare l'informazione del sistema mediatico? A quanto pare sì, come dimostra il caso seguente: basta tendere delle trappole ai media, ad esempio modificando le voci di un argomento su Wikipedia, e aspettare. Ingolositi dalla possibilità di dare per primi una notizia o riprendere una citazione, i media saranno inclini a darne per scontata la credibilità (Come ho fregato tg, politici e giornali con qualche riga su Wikipedia). Ma non è finita qui: il sistema mediatico rischia addirittura di perdere buona parte del suo potere informativo! Internet ha permesso anche al più semplice cittadino di cimentarsi nella professione giornalistica, dando notizie semplicemente condividendo dei post su Facebook o twittando un pensiero o un link su Twitter. Il citizen journalism sfida il giornalismo professionale e amplia l'universo dell'informazione, mettendo in discussione il monopolio informativo del sistema mediatico. Per venire a conoscenza di un evento non è più indispensabile comprare il giornale o aspettare i tg: basta accedere al web in qualsiasi momento e cercare, o semplicemente essere raggiunti dalla notizia. Questo principio vale ormai anche in politica: gli attori politici e sociali non hanno più bisogno necessariamente dei giornalisti per far conoscere all'opinione pubblica il proprio pensiero; possono farlo attraverso un tweet, un video o un post e raggiungere milioni di persone (vedi editoriale di Giovanni De Mauro, Internazionale, numero 1034, 17 gennaio 2014). Insomma, verificare la notizia vale per noi cittadini ma anche per i media stessi, per non cadere nell'errore di credere a tutto solo perché l'ha detto la tv o ... Wikipedia.