domenica 4 giugno 2017

CARA JUVE, IT'S NOT TIME AGAIN

"VINCERE NON È IMPORTANTE, È L'UNICA COSA CHE CONTA" [cit.]

Così recita il motto nel colletto delle maglie della Juventus, slogan ripreso da una celebre frase pronunciata da Gianpiero Boniperti, Presidente onorario della società bianconera. Uno slogan che è diventato in qualche modo una sorta di DNA per gli juventini, padroni indiscussi del campionato italiano da sei anni, nei quali nessuno è riuscito a mettere in discussione l'egemonia bianconera. E alla Juventus, a onor del vero, di questo va dato merito, senza se e senza ma.

Slogan che però, allo stesso tempo, è diventato una maledizione per Agnelli & Co. Inutile nascondersi dietro a un dito: il vero obiettivo stagionale era la vittoria della Champions League e i successi in campionato e Coppa Italia non possono essere che un palliativo per nascondere una delusione che definire cocente è dire poco. Vincere è l'unica cosa che conta e quando perdi 4 a 1 non puoi rimangiarti quelle parole. Il DNA della Juve è un'arma a doppio taglio, un boomerang che è tornato indietro, anzi, che sta tornando indietro da ormai 5 finali consecutive, con 7 sconfitte su 9 giocate. Statistiche impietose che le dichiarazioni di "orgoglio per questa squadra" pronunciate da Allegri e Agnelli non possono cancellare.




OSSESSIONE TRIPLETE

Quello che è mancato alla Juventus per la vittoria di questa Champions è stata l'umiltà. Così come nella finale di Berlino di due anni fa persa, per 3 a 1, contro il Barcellona. Allora lo slogan fu #finoallafine, quest'anno l'hashtag lanciato è stato #itstime. Slogan espressione di campagne di comunicazione vincenti fra i tifosi che però non hanno trovato poi vera realizzazione in campo. Ed evidentemente il Real Madrid dell'ex Zidane non era propriamente d'accordo con la profezia bianconera, più deciso a diventare la prima squadra a vincere la Champions per due anni consecutivi che lasciare ai bianconeri l'onore di entrare nel ristretto club del Triplete.

Già, quel Triplete che i bianconeri sentivano già in tasca - come due anni fa - senza fare i conti però con il resto del mondo. Umiltà che nel DNA bianconero non può evidentemente trovare posto, troppo denso dell'ossessione Calciopoli e di quei "35 Scudetti sul campo" che certificano, ancora una volta, la presunzione di una società irrispettosa delle sentenze e della giustizia sportiva, oltre che incapace di ammettere e riconoscere le proprie pesanti colpe. Presunzione incarnata dalla famiglia Agnelli-Elkann, sempre pronta a sottolineare come gli altri non sappiano perdere, salvo poi perdere finali su finali.

Inutile ricordare l'Inter del Triplete, vinto grazie ad un profondo bagno di umiltà, lavoro e soprattutto silenzio. A riscatto di lunghe e pesanti ingiustizie sportive, per buona parte rimaste impunite. Ma questo è un altro discorso, un'altra storia che è troppo bella per essere mischiata a questa.


Photo Credit: Gazzetta.it


TRAGEDIA SFIORATA IN PIAZZA SAN CARLO A TORINO

In questo giorno post Champions, però, le riflessioni sportive e la goliardia da tifosi non possono ignorare e dimenticare la tragedia sfiorata ieri sera a Torino in Piazza San Carlo, con più di 1500 tifosi bianconeri rimasti feriti in un fuggi fuggi generale causato dalla paura per il boato di una transenna caduta nelle trombe delle scale di un parcheggio sotterraneo, misto al probabile scoppio di un petardo che ha generato una psicosi bomba facilmente immaginabile in questo periodo storico di attentati terroristici (l'ultimo proprio ieri sera a Londra). Situazione aggravata dalle molte bottiglie di vetro sparse a terra, andate in frantumi a causa della calca creatasi e che hanno portato le persone cadute a terra e travolte a ferirsi. Viene da chiedersi come sia stato possibile che dei venditori ambulanti siano riusciti a vendere bottiglie di birra quando le forze dell'ordine controllavano addirittura i tappi delle bottigliette d'acqua dei presenti. Ma soprattutto, fa pensare come dal nulla si possa generare una psicosi simile. Qui comunque qualche notizia in più sulla situazione a Torino.

LA MASCHERA DELLA SPORTIVITÀ

Infine, un breve pensiero su chi accusa i cosiddetti "gufi" di non essere sportivi. Sarebbe ora di sfatare questo mito della sportività quando si giocano le competizioni europee: gufare la Juve, il Milan e l'Inter non è anti-sportività, è semplicemente rivalità fra tifosi, generata non a caso da quella fra le tre società. Come tra l'altro hanno fatto gli juventini nel 2010 con l'Inter e nel 2005 con il Milan. Tutti noi, poi, saremo ben lieti di tifare Roma, Lazio, Napoli, Atalanta e tutte le squadre che giocheranno in Europa.

Nel frattempo ci si gode questa ennesima - e meritata - sconfitta della Juve in Champions. Sempre nel profondo e rispettoso spirito goliardico fra tifosi. Lo dicono anche gli Autogol, dai!



#itsNOTtime
#finoalconfine
#amala