martedì 30 giugno 2015

DOPO QUASI UN ANNO L'UNITÀ TORNA IN EDICOLA

È passato quasi un anno da quel 30 luglio 2014 quando L'Unità, storico quotidiano di sinistra, chiuse i battenti dopo mesi di crisi nelle vendite e negli introiti pubblicitari che portarono la società editoriale in liquidazione. 

Oggi, 30 giugno 2015, a 11 mesi di distanza è possibile ritrovare in edicola L'Unità, rinnovata nella struttura e anche nel logo, che vede l'apostrofo a tinte verdi. Il titolo con il quale apre la sua nuova era il quotidiano è #AntimafiaCapitale, con articoli dedicati al racconto della corruzione nella Capitale. Ecco la prima battaglia del nuovo quotidiano quindi, che dedica spazio anche alla crisi economica della Grecia e alla nuova Enciclica di Papa Francesco, che verrà pubblicata integralmente dal quotidiano a puntate. 

Photo Credit: www.unita.tv


Il sessantenne Erasmo de Angelis - in passato giornalista Rai e del Manifesto, presidente della società di servizi idrici toscana Publiacqua e sottosegretario ai Trasporti del governo Letta.  - è il nuovo direttore. Anche la proprietà è cambiato: il PD ha una quota di minoranza mentre quella di maggioranza è nelle mani dei costruttori della famiglia Pessina. Anche il sito è rinnovato con un altro dominio: www.unita.tv

Photo Credit: www.unita.tv


Queste le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha dato il bentornato al quotidiano: 

"Il ritorno in edicola de l’Unità è una bella notizia per il pluralismo dell’informazione. Il mercato editoriale è profondamente cambiato in questi anni: il diverso panorama culturale e politico, il mutamento delle abitudini dei lettori, le trasformazioni tecnologiche intervenute, mentre chiedono innovazione non alterano, tuttavia, la necessità di inventiva, creatività, professionalità degli operatori dell’informazione. 
L’Unità è una testata con una grande storia: vi auguro di saperla onorare con analogo impegno e passione civile. La nostra democrazia ha bisogno che la pluralità degli interessi e degli ideali si esprima apertamente, e che il confronto sia rispettoso e leale. 
La testimonianza dei fatti di cui ciascuna testata intende essere strumento non è né comoda né scomoda bensì semplicemente servizio alla verità. 
Il mercato è terreno di verifica con i lettori e con l’opinione pubblica della fondatezza di una impresa, e ci sentiamo tutti più liberi quando i diversi punti di vista possono esprimersi nel modo più compiuto. Mi auguro riuscirete a svolgere con successo il compito che vi siete assunti, a beneficio non solo di una parte ma della qualità dell’intero dibattito pubblico". 

Anche il Segretario del PD e Presidente del Consiglio Matteo Renzi in un editoriale ha dato il bentornato a L'Unità: 

"Cari compagni e amici del Pd,
da domani l’Unità torna in edicola. Era un mio impegno personale, oggi è una promessa mantenuta.
Ha poco senso oggi piangere sul latte versato (e sui tanti denari versati). Purtroppo le vicende del passato non si possono sistemare. Ma il futuro è nelle nostre mani. E allora abbiamo lavorato con passione – grazie innanzitutto al tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, alla proprietà, al direttore Erasmo d’Angelis – per riportare in edicola questa testata gloriosa. Per darle un futuro. Perché la nostalgia è un sentimento nobile, ma costruire la speranza è ancora più bello.
Non sarà solo l’Unità cartacea. Ma anche il sito, la web-tv (l’Unità.tv prende il posto di YouDem), le feste che già dallo scorso anno sono tornate a chiamarsi Festa dell’Unità. Abbiamo bisogno di un partito che rafforzi i suoi ideali ma anche la sua organizzazione. La discussione partito liquido-partito solido non ha senso: ormai la differenza è tra un partito organizzato bene e uno organizzato male. E noi dobbiamo migliorare a Roma, come in ciascuno dei circoli.
Ho chiesto che l’Unità sia uno spazio di libertà, di confronto, di discussione. Che ci aiuti a raccontare l’Italia bella, quella che non si arrende, quella dei tantissimi circoli che fanno iniziative di livello, quella del volontariato e dell’associazionismo. L’Unità che vuol bene all’Italia.
Vorrei che gli iscritti e i circoli la sentissero come loro patrimonio. Non solo dando una mano sia negli abbonamenti che nella diffusione alle feste. Ma anche partecipando. Scrivendo, commentando, criticando, proponendo.
L’abbiamo riportata in edicola. Adesso tocca a tutti noi averne cura.
Conto, come sempre, sul vostro impegno
Grazie


Matteo"

Infine anche il web riaccoglie il giornale di sinistra attraverso l'hashtag #BentornataUnità, fra i trend topics su Twitter


LO SCIOPERO DEI GIORNALISTI DELL'ANSA

È finito ieri, lunedì 29 giugno, alle ore 7 lo sciopero proclamato dai giornalisti dell'ANSA (Agenzia Nazionale Stampa Associata) in data 25 giugno. Questo il comunicato:

"Da questa mattina (29 giugno 2015 ndr) sono riprese le trasmissioni di tutti i notiziari dell'ANSA e l'aggiornamento del sito ansa.it, sospesi fino alle 7 di oggi per uno sciopero dei giornalisti proclamato dal Cdr nell'ambito di una vertenza aziendale". 

Photo Credit: ansa.it


Le ragioni di tale sciopero erano state rese note dal Cdr tramite un documento ufficiale nel quale si poteva leggere la contrarietà dei giornalisti al piano di tagli presentato dall'azienda, così come un fermo disaccordo nei confronti dello strumento dei contratti di solidarietà, definito "inaccettabile", in quanto "danneggerebbe in modo irreparabile ampiezza della copertura e qualità del notiziario, quindi il ruolo stesso di dorsale del sistema dell'informazione nel Paese e di garanzia di pluralismo e democrazia come testimoniato anche dalle numerose, immediate e trasversali testimonianze di solidarietà spontanea ricevute". 

Altre questioni poste in essere mediante lo sciopero sono state la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, la verifica dei conti dell'azienda e la salvaguardia della redazione e dei suoi componenti. Ferma quindi l'opposizione ai tagli del budget relativi alla redazione e ai suoi collaboratori, con tanto di richiesta dell'apertura di una "vertenza nazionale con la FNSI ed a proseguire nella linea della massima visibilità anche con iniziative pubbliche". A rischio un altro giorno di sciopero per la giornata di domani, mercoledì primo luglio, nel caso di richieste non ascoltate dall'Assemblea. 

Photo Credit: Wikipedia 


Lo sciopero di un'agenzia di informazione importante come l'ANSA - la prima in Italia e la quinta nel mondo - riporta all'attenzione dell'opinione pubblica il problema della crisi del giornalismo. Una crisi che non è solo economica ma anche culturale: ai tagli redazionali e alla chiusura degli uffici di corrispondenza si deve infatti aggiungere una accelerazione sempre più costante dei flussi di notizie e di informazioni che vanno a discapito dell'analisi giornalistica e dell'approfondimento, in un contesto mediale nel quale ogni utente - mediante il web - cerca sempre più contenuti personalizzati e fruibili velocemente. 


È in corso un cambiamento sostanziale nel modo di fare informazione nel quale è ancora necessario trovare uno status quo per tutti gli organi informativi, fermo restando che il lettore è il perno sul quale deve poggiare l'informazione. 

sabato 20 giugno 2015

LAUDATO SI', LA NUOVA ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO

"La Terra è ferita, serve una conversione ecologica". Con queste parole è possibile sintetizzare il senso e i contenuti della nuova Enciclica di Papa Francesco - dal titolo Laudato si' - nella quale il Pontefice argentino parla del Creato e di come esso sia in serio pericolo ai giorni nostri. Un pericolo che riguarda diversi aspetti, dalle crisi strettamente ambientali e naturali fino alla crisi antropologica dell'uomo. Sì, perché è bene ricordare che anche l'uomo fa parte del Creato, e le problematiche che lo affliggono - dalla povertà alla fame, dallo sfruttamento alla corruzione - non minano solo l'uomo stesso ma anche la società nella quale vive e conseguentemente proprio la natura stessa. Non a caso Francesco cita la Genesi e parla di Vangelo della Creazione. 


Photo Credit: Wikimedia


 CRISI AMBIENTALE E ANTROPOLOGICA

L'Enciclica del Papa è composta da 6 capitoli e 246 paragrafi ed è un forte contributo alla Dottrina Sociale della Chiesa, come sottolineato dal vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli su Vatican Insider. Il titolo è un chiaro riferimento al modello di S. Francesco - il Santo dal quale tra l'altro Bergoglio ha preso il nome - e pone al centro un aspetto fondamentale: amare il Creato in tutte le sue forme. Un amore che deve essere secondo le parole del Papa rispettoso della natura e dell'uomo, salvaguardandone la salute: ecco che Francesco sottolinea le minacce della crisi ambientale e della crisi antropologica, appellandosi a governi e istituzioni politiche per una difesa forte e decisa della natura. 

BISOGNO DI GIUSTIZIA SOCIALE 

Una difesa che deve mettere al centro una riflessione critica su tutto ciò che regola - purtroppo molto spesso malamente - la nostra società, a partire da un'economia che non rispetta l'uomo: il Papa sottolinea come ci sia bisogno di giustizia sociale, opponendosi fermamente a forme di consumismo sfrenato e falsi modelli di sviluppo. Bergoglio condanna i Paesi ricchi e sviluppati che non rispettano il loro dovere di aiutare e sostenere i Paesi poveri e in via di sviluppo, al contrario sfruttandoli mettendo al primo posto un profitto economico che mina la moralità dell'uomo. Una moralità bistrattata su diversi piani, dalla corruzione politica in favore degli interessi di pochi - in particolare lobby e gruppi di pressione - fino agli interessi strettamente economici legati all'aborto, all'eutanasia e alla sperimentazione embrionale. 

BISOGNO DI UNA CONVERSIONE ECOLOGICA SU PIÙ FRONTI

Quando Papa Francesco parla di conversione ecologica non si riferisce solo ad una maggiore attenzione alle problematiche legate all'ambiente, come lo scioglimento dei ghiacciai, le emissioni di gas serra, il surriscaldamento globale e la deforestazione, ma ad una ecologia sociale, culturale ed umana che difenda l'uomo e la sua natura, a partire dalle differenze sessuali dell'essere maschio o femmina e quindi della sua identità. Ma anche e soprattutto i poveri e gli emarginati, i malati e i disoccupati, sottolineando ancora una volta come il lavoro sia fonte ed espressione di dignità.


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COME AGIRE? 

Francesco propone alcune direttive per agire, a partire dalla richiesta di legislazioni che salvaguardino l'ambiente, in particolare riferendosi al grandissimo male delle guerre scatenate per il controllo delle risorse scarseggianti. Ma anche un'agricoltura sostenibile e diversificata, promozione di forme rinnovabili di energia, abbandono delle tecnologie basate su combustibili fossili, più impegno della politica e dei vertici mondiali, istituzioni più forti e indipendenti, maggiori cooperative  e politiche che garantiscano un'autosufficienza locale e infine maggiori studi sugli impatti ambientali.

NO ALLA POLITICA SOTTOMESSA ALLA FINANZA E ALL'ECONOMIA!

Aspetto importante dell'Enciclica è la condanna del potere smisurato della finanza e dell'economia, che spesso e volentieri regola le legislazioni normative dei Paesi e delle istituzioni transnazionali finendo per far prevalere gli interessi di pochi a discapito del bene globale: ecco che Francesco si scaglia contro i poteri forti della finanza e contro le logiche di sottomissione della politica all'economia, esprimendo la necessità di nuove abitudini e di nuovi stili di vita in quella che è una sfida educativa per la nostra società. 

Parole che ribadiscono quanto già affermato dal Papa nel corso del suo Pontificato, in particolare per quanto riguarda la lotta al relativismo, al consumismo ossessivo, alla globalizzazione dell'indifferenza e all'ideologia gender: tutti aspetti che minano l'uomo, la sua identità, la sua dignità e moralità, creando una perdita di riferimenti e di caos che si ripercuote sulla società, perché "Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità – per fare solo alcuni esempi –, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa. Tutto è connesso". 


Su Vatican.va il testo completo dell'Enciclica. 

martedì 16 giugno 2015

IO STO CON LA SPOSA

“Ho imparato che quando c’è tanta morte, c’è anche tanta vita”. “La verità è che ami tanto la vita quando senti la morte”.

Tasnim e Gabriele sono in macchina, in viaggio verso Stoccolma, e stanno parlando della guerra in Siria. Lei è un’attivista siriana, lui un giornalista e scrittore e stanno aiutando Abdallah, Mona, Ahmed, Manar e Alaa a raggiungere la Svezia: tutti e cinque sono scappati dalla guerra in Siria e sono sbarcati a Lampedusa. Sono palestinesi e siriani e hanno il sogno di una vita migliore lontana dalla morte e dalla violenza del Medio Oriente, nella speranza di poter ricominciare. Il viaggio verso la speranza di una vita migliore è lungo e non privo di rischi: accompagnare clandestinamente dei profughi attraverso l’Europa comporta anche fino a 15 anni di carcere. Ma Gabriele e Tasnim sono convinti che nella vita, prima o poi, bisogna scegliere da che parte stare, e allora la libertà di chi scappa dalla guerra diventa più importante di qualsiasi altra cosa: con loro si aggregherà un corteo di amici e anche una troupe pronta a riprendere e documentare le fasi del viaggio che da Milano li porterà fino in Svezia, passando per la Francia, il Lussemburgo, la Germania e la Danimarca. Il tutto con l’idea di farne un docufilm attraverso il quale raccontare e testimoniare l’attaccamento alla vita di chi non vuole arrendersi alla guerra e alla morte.

Photo Credit: YouTube, Io sto con la sposa



Un viaggio pieno di emozioni e anche di tensione per quella che non è la trama di un racconto inventato ma lo svolgersi di una storia vera. Un viaggio particolare e inedito, se vogliamo geniale. Già, perché Tasnim viaggia vestita da sposa e Abdallah da sposo, mentre il resto della comitiva li accompagna in giacca e cravatta e vestiti eleganti in un corteo matrimoniale festoso e compatto: quale poliziotto chiederebbe a degli sposi i documenti alla frontiera?



Io sto con la sposa diventa così una presa di posizione, un dare priorità alla vita in ogni caso, un viaggio alla conquista della libertà lungo tremila chilometri e quattro giorni, dal 14 al 18 novembre 2013. Un viaggio che è il racconto di una storia vera e al tempo stesso un’azione politica, perché a scappare dalla Siria non ci sono solo i sogni di Manar di diventare un giorno un cantante rapper, di suo padre Alaa di dare un futuro alla sua famiglia, di Mona e Ahmed di costruirsi una nuova vita in Europa e di Abdallah di costruire il suo domani, ma i sogni e le speranze delle loro famiglie, dei loro parenti, dei loro amici e di milioni di siriani e palestinesi che scappano dal loro Paese rischiando la vita: “Quelle sulle quali saliamo sono vere e proprie barche della morte, perché a pensarci paghiamo mille dollari a testa per viaggiare verso la morte fra l’indifferenza di Stati, ambasciate e istituzioni”.