venerdì 11 dicembre 2015

LIGABUE E LE CANZONI DI INCAZZATURA




A che ora è la fine del mondo? Se lo chiedeva Ligabue nel 1994, l'anno della "discesa in campo" di Silvio Berlusconi, all'epoca semplicemente il presidente del Milan e il numero uno di Mediaset, quando ancora oltre all'appellativo de "il Cavaliere" non eravamo abituati a sentir nominare anche quello di "Presidente del Consiglio". Erano gli anni della fine della Prima Repubblica e dell'inizio della Seconda - che forse tanto diversa dalla prima non lo era e non lo è mai stata - ma soprattutto dell'influenza della televisione nei consumi e negli stili di vita attraverso la pubblicità. Una sorta di sogno americano sbarcato in ritardo nel nostro Paese, che ha visto nel buon Silvio l'incarnazione del (presunto) sogno italiano, sfociato poi nel celebre libello elettorale di inizio millennio "Una storia italiana". Rimembri politici nefasti a parte la domanda di metà anni Novanta di un Ligabue ad inizio carriera rimane ancora di attualità: a che ora è la fine del mondo? "Berlusconi diceva che la TV non contava, beh non era proprio così": con quella canzone Liga ha voluto denunciare il potere della televisione sulla gente attraverso l'ironia. 



Denuncia che il cantante di Correggio ha poi inserito in altre celebri canzoni, seppur in maniera diversa ma sempre con il fine di una sorta di "protesta". Come in Baby è un mondo super (Album: Miss Mondo, 1999) o come in Sotto Bombardamento (Album: Campovolo 2.011, 2012), canzone nella quale si prende di mira il ruolo politico della stampa e dell'informazione: 

"Tieni giù la testa che volano titoli... Dicevi che il mondo va cambiato e intanto è lui che cambia te... Tienimi giù la testa che volano news, volano missili...".



L'album più denso di proteste è però Mondovisione (2013), da molti definito un album pieno di canzone "politiche": "È un disco per dare voce allo sfinimento. Non è un disco politico perché anche le canzoni d'incazzatura sono canzoni sentimentali", aveva dichiarato Ligabue in una puntata di Che Tempo Che Fa. Ecco "di incazzatura" è l'espressione probabilmente migliore per esprimere ciò che Ligabue cerca di vomitare fuori ne Il muro del suono e Il sale della terra, canzoni nelle quali non si risparmiano colpi a media, politica e magistratura. 

"... sotto i colpi di spugna di una democrazia... la pallottola è in canna in bella calligrafia, la giustizia che ti aspetti è uguale per tutti ma le sentenze sono un pelo in ritardo, avvocati che alzano i calici al cielo sentendosi Dio..." 


"... siamo il culo sulla sedia... siamo quelli a cui non devi chiedere fattura ... siamo l'opinione sotto libro paga... "



Un cerchio che si chiude con una delle ultime canzoni, Non ho che te, nella quale l'attualità della disoccupazione e di un'economia malata non sono purtroppo un miraggio ma una triste realtà. 



Insomma, quando la musica diventa una bella espressione di critica... 

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