Ancora una volta Parigi,
la Francia, l'Europa. A nemmeno un anno dall'attentato alla redazionedel giornale satirico Charlie Hebdo il terrorismo colpisce ancora la
Capitale francese e con essa l'Occidente, facendo sprofondare
l'Europa in una paura sempre più tangibile. Ieri sera, venerdì 13
novembre, otto attacchi simultanei hanno assordato Parigi e i suoi
cittadini: il tutto è cominciato alle 21.20 allo Stade de France
dove si stava svolgendo la partita di calcio amichevole fra Francia e
Germania, con tre esplosioni all'esterno nei pressi della struttura;
altri attacchi si sono verificati in un ristorante orientale a Rue de
Charonne, sulla terrazza della pizzeria “Casa Nostra” a “Rue
Fontaine” e poco più a nord fra Rue Bichat e Rue Alibert; presso
il Boulevard
Voltaire, dove il 9 gennaio avvenne la grande marcia in risposta agliattentati contro Charlie Hebdo di due giorni prima, un terrorista si
è fatto saltare in aria;
infine l'attacco più sanguinoso
presso lo storico locale Bataclan – utilizzato per spettacoli e
concerti – all'interno del quale tre terroristi hanno sparato sulla
folla con dei kalashnikov prendendo poi un centinaio di ostaggi
giustiziandoli uno ad uno. La matrice degli attentati è sicuramente
islamista (i terroristi hanno urlato “Allah Akbar”) e il bilancio
per ora sembra essere di 127 morti ma molti sono i feriti. C'è la presunta e ancora da verificare rivendicazione da parte dell'Isis -
che ha festeggiato gli attentati attraverso i suoi canali
mediatici sul web – che ha ammonito la Francia e gli altri Paesi europei per aver "intrapreso questa crociata contro lo Stato Islamico offendendo il Profeta Maometto". Francia ha deciso di chiudere le frontiere
proclamando lo stato d'emergenza (qui tutte le notizie approfondite).
Se a gennaio era stata
colpita una redazione giornalistica e quindi la libertà
d'espressione, ieri gli obiettivi sono stati dei luoghi di svago -
come lo stadio, la sala da concerto, bar e ristoranti – prendendo
di mira semplici cittadini e mandando un messaggio molto chiaro:
possiamo colpirvi dove e quando vogliamo e siete tutti potenziali
vittime. L'attacco è alla quotidianità dell'Europa, alla sua
serenità, alla sua sicurezza. L'obiettivo è diffondere il caos, la
paura, il senso continuo di pericolo in qualsiasi contesto e
situazione. Il risultato? La diffidenza verso il diverso,
l'intolleranza, la discriminazione (vedi saggio Il male dell'intolleranza). Ed è qui che bisogna essere lucidi, non
lasciandosi andare a linciaggi mediatici e generalisti secondo cui
Islam equivale a terrorismo. È fondamentale ricordare che un uomo
che uccide un altro uomo in nome di un qualche Dio non è un fedele
ma un fondamentalista, un integralista la cui ragione e le cui azioni
sono mosse dall'ideologia e non dalla fede. La religione è presa
come pretesto, come maschera, come scudo.
Negli ultimi giorni si
sono susseguiti degli eventi che adesso sembra stiano rendendo più
chiaro un quadro inquietante: l'Isis non si limita nella sua opera di
terrore ma risponde alle controffensive dell'Occidente (vedi
bombardamenti in Siria) con altra violenza direttamente a domicilio.
L'aereo russo caduto sul Sinai dopo essere esploso in volo, la
presunta uccisione del boia Jihadi John da parte degli USA e i
bombardamenti francesi sullo Stato Islamico sono elementi di un
puzzle complesso e ancora incompleto nel quale il rischio è che ad
ogni azione corrisponda una reazione in una escalation di violenza
imprevedibile e non controllabile. Ed eloquenti sono le dichiarazioni
del Presidente francese Hollande: “Saremo spietati contro ogni
forma di violenza” e di Papa Francesco: "Non c'è nessuna giustificazione. Tutto ciò non è umano".
Una cosa è certa: urge
pregare, in ogni modo. Religiosamente o laicamente non importa. La
solidarietà è l'unico collante che può tenere unita l'umanità e
la civiltà, in un mondo che – a discapito di un progresso tanto
proclamato e decantato – vede l'uomo regredire al rango di bestia. Se questo è un uomo...
#PrayForParis
Ancora una volta Parigi, la Francia, l'Europa. ... puzzleparigi.blogspot.it
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