sabato 14 novembre 2015

ATTENTATI PARIGI, SE QUESTO È UN UOMO...




Ancora una volta Parigi, la Francia, l'Europa. A nemmeno un anno dall'attentato alla redazionedel giornale satirico Charlie Hebdo il terrorismo colpisce ancora la Capitale francese e con essa l'Occidente, facendo sprofondare l'Europa in una paura sempre più tangibile. Ieri sera, venerdì 13 novembre, otto attacchi simultanei hanno assordato Parigi e i suoi cittadini: il tutto è cominciato alle 21.20 allo Stade de France dove si stava svolgendo la partita di calcio amichevole fra Francia e Germania, con tre esplosioni all'esterno nei pressi della struttura; altri attacchi si sono verificati in un ristorante orientale a Rue de Charonne, sulla terrazza della pizzeria “Casa Nostra” a “Rue Fontaine” e poco più a nord fra Rue Bichat e Rue Alibert; presso il Boulevard Voltaire, dove il 9 gennaio avvenne la grande marcia in risposta agliattentati contro Charlie Hebdo di due giorni prima, un terrorista si è fatto saltare in aria; infine l'attacco più sanguinoso presso lo storico locale Bataclan – utilizzato per spettacoli e concerti – all'interno del quale tre terroristi hanno sparato sulla folla con dei kalashnikov prendendo poi un centinaio di ostaggi giustiziandoli uno ad uno. La matrice degli attentati è sicuramente islamista (i terroristi hanno urlato “Allah Akbar”) e il bilancio per ora sembra essere di 127 morti ma molti sono i feriti. C'è la  presunta e ancora da verificare rivendicazione da parte dell'Isis - che ha festeggiato gli attentati attraverso i suoi canali mediatici sul web – che ha ammonito la Francia e gli altri Paesi europei per aver "intrapreso questa crociata contro lo Stato Islamico offendendo il Profeta Maometto". Francia ha deciso di chiudere le frontiere proclamando lo stato d'emergenza (qui tutte le notizie approfondite).



Se a gennaio era stata colpita una redazione giornalistica e quindi la libertà d'espressione, ieri gli obiettivi sono stati dei luoghi di svago - come lo stadio, la sala da concerto, bar e ristoranti – prendendo di mira semplici cittadini e mandando un messaggio molto chiaro: possiamo colpirvi dove e quando vogliamo e siete tutti potenziali vittime. L'attacco è alla quotidianità dell'Europa, alla sua serenità, alla sua sicurezza. L'obiettivo è diffondere il caos, la paura, il senso continuo di pericolo in qualsiasi contesto e situazione. Il risultato? La diffidenza verso il diverso, l'intolleranza, la discriminazione (vedi saggio Il male dell'intolleranza). Ed è qui che bisogna essere lucidi, non lasciandosi andare a linciaggi mediatici e generalisti secondo cui Islam equivale a terrorismo. È fondamentale ricordare che un uomo che uccide un altro uomo in nome di un qualche Dio non è un fedele ma un fondamentalista, un integralista la cui ragione e le cui azioni sono mosse dall'ideologia e non dalla fede. La religione è presa come pretesto, come maschera, come scudo.



Negli ultimi giorni si sono susseguiti degli eventi che adesso sembra stiano rendendo più chiaro un quadro inquietante: l'Isis non si limita nella sua opera di terrore ma risponde alle controffensive dell'Occidente (vedi bombardamenti in Siria) con altra violenza direttamente a domicilio. L'aereo russo caduto sul Sinai dopo essere esploso in volo, la presunta uccisione del boia Jihadi John da parte degli USA e i bombardamenti francesi sullo Stato Islamico sono elementi di un puzzle complesso e ancora incompleto nel quale il rischio è che ad ogni azione corrisponda una reazione in una escalation di violenza imprevedibile e non controllabile. Ed eloquenti sono le dichiarazioni del Presidente francese Hollande: “Saremo spietati contro ogni forma di violenza” e di Papa Francesco: "Non c'è nessuna giustificazione. Tutto ciò non è umano"




Una cosa è certa: urge pregare, in ogni modo. Religiosamente o laicamente non importa. La solidarietà è l'unico collante che può tenere unita l'umanità e la civiltà, in un mondo che – a discapito di un progresso tanto proclamato e decantato – vede l'uomo regredire al rango di bestia. Se questo è un uomo... 

#PrayForParis

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