martedì 22 settembre 2015

TRATTOLIBERO, UN GRUPPO DI SCRITTURA CREATIVA FRA MULTILINGUISMO E CREATIVITÀ

Tre le raccolte di racconti prodotte dal gruppo: “I Seminatori di storie”, “Anchora Spero di Meglio” e “Inpaziente attesa”.



Un Tratto unico ma Libero nato da Pordenonelegge

Medici, giornalisti, attori, critici, tesorieri, artisti, studenti. Il tutto mescolato con una grande passione per la scrittura. Cosa potrà mai uscire fuori da un mix del genere? La risposta è semplice: il Trattolibero. Vi starete domandando cosa mai sarà questo Trattolibero, questa parola che rimanda a qualcosa di sconfinato, indipendente e forse anche un po’ anarchico. Di libero, appunto. Ebbene il Trattolibero è un gruppo di scrittura creativa e in quanto tale libera. Una sorta di piccola grande famiglia composta dagli elementi più diversi tra loro che riescono però a creare un’armonia (quasi) perfetta mettendo insieme il genio bizzarro di diverse personalità. Personalità sciolte l’una dall’altra e slegate da catene dogmatiche che vengono così a creare nel loro insieme un Tratto unico, ma Libero. Lo so deve essere una cosa complicata detta così ma è più semplice di quanto sembri: in sostanza siamo undici persone appartenenti a culture, lingue e professioni diverse e fra le più varie che condividono la passione per la scrittura attraverso esperienze, mentalità e opinioni differenti fra loro che però creano un insieme ricco di conoscenze. Da tutto ciò sfociano così fiumi di idee alle volte difficili da domare ma entusiasmanti, come quando cavalchi un’onda e il tuo dovere è solo quello di saperti lasciare trasportare senza avere la presunzione di dominare: “Quant’è bella giovinezza,/ che si fugge tuttavia!/ Chi vuol essere lieto sia:/ di doman non c’è certezza” direbbe Gianfranco - il critico del gruppo, colui che legge ogni nostro progetto in cantiere verso il successo e la fama di scrittori affermati dispensando critiche e consigli degni di un lettore incallito – citando un certo Lorenzo De’ Medici.

Ecco, il Trattolibero è nato così, da un insieme di idee piccole come gocce che però poi sono diventate un fiume in piena. Un fiume le cui sorgenti sono undici menti originali e uniche nel loro genere che si sono incontrate nel marzo del 2011 grazie al corso di scrittura creativa organizzato da Pordenonelegge in collaborazione con il Consorzio Universitario di Pordenone: un vero e proprio Laboratorio sulla Narrazione guidato dai curatori di pordenonelegge.it – il consueto festival del libro che anima la nostra città nel mese di settembre – Gian Mario Villalta e Alberto Garlini, dispensatori di dritte e consigli su come modellare fino alla perfezione il talento e la passione per la scrittura per poi - chissà - scrivere un giorno un romanzo di successo. Le prime gocce a comporre questo fiume sono state le numerose serie di esercizi che i nostri maestri ci assegnavano per casa, come dei veri e propri scolaretti alle prese con tabelline e poesie da imparare: leggevamo in classe i nostri racconti portando alla luce il nostro modo di scrivere, il nostro stile, la nostra personalità. Abbiamo così iniziato a conoscerci, a darci consigli a vicenda e anche a criticarci quando necessario: e proprio le critiche sono gli aspetti che uno scrittore apprezza di più, perché esce da sé stesso, dal suo punto di vista e dal suo egoismo – perché diciamocelo, chi ama scrivere è anche almeno un po’ permaloso e geloso del proprio lavoro. Ma questa armonia non andava persa e così, una volta terminate le lezioni al corso di scrittura, abbiamo deciso di continuare a incontrarci per poter condividere opinioni, punti di vista, critiche e apprezzamenti sui nostri scritti, i nostri progetti e la nostra comune passione per la parola scritta. Come conferma Anna, che fra un incontro e l’altro del Trattolibero è riuscita anche a diventare mamma per ben due volte: “Succede di passeggiare per il centro di Pordenone e di essere attratto da una locandina con un disegno di Snoopy. E succede che ti ritrovi a leggere di un corso di scrittura creativa, e poi non sai bene come ma ti ritrovi iscritto, al corso, e finisce pure che ci si inventa un dopo, che ci si trova a scrivere insieme, e non sai bene come sia partito il tutto, ma questo è quello a cui si è arrivati. E da cui partiamo…”.

Il Numero Zero: "I Seminatori di storie"

Undici corsari di parole riuniti al Caffè Letterario davanti a un prosecco

Non ci restava che scegliere il nostro covo da corsari di parole, il luogo di ritrovo stabilito che potesse essere espressione dell’identità del gruppo che andava formandosi. Così la scelta è caduta sul Caffè Letterario in Piazza della Motta, nel quale abbiamo avuto il piacere di incontrarci una volta al mese per condividere le nostre idee e che è stato – nel marzo 2012 - teatro della presentazione della nostra prima raccolta di racconti dal titolo “I Seminatori di storie”. Già, perché ad un certo punto ci siamo detti: “Ok, ci incontriamo, parliamo dei nostri racconti e dei nostri progetti, chiacchieriamo serenamente davanti a un prosecco e delle patatine, ma perché non andiamo oltre?”. Idee su idee, gocce su gocce e il nostro fiume cominciava ad ingrossarsi e il Trattolibero cominciava a gattonare. Ecco che abbiamo deciso così di fare un gioco: individuati cinque temi -  #IlRestare, #IlVestitoNero, #AlleCorde, #DonneInnamorate e #IlBivio - abbiamo sorteggiato quattro coppie e un terzetto, dove il primo di ogni coppia ha scritto un racconto a partire dal tema che gli era stato assegnato e il secondo ha tentato di replicare al racconto del primo tenendo fede al tema e cambiando il punto di vista. Ed è così che è nato il Numero Zero del Trattolibero, una raccolta di racconti che ha celebrato il primo compleanno del gruppo e nella quale il piacere di scrivere ci ha portati a mettere nero su bianco una parte di noi, condividendola poi con parenti e amici. Un piccolo successo per chi riesce a creare qualcosa attraverso l’aiuto reciproco, la collaborazione, l’impegno e la passione, per poi trasmettere un messaggio a chi ti guarda dall’esterno. E il messaggio è semplice: scrivere è prima di tutto un piacere e un divertimento, una passione che ha come fine quello di comunicare sé stessi e non quello di diventare per forza romanzieri in cima alle classifiche dei best seller – certo, se un domani qualcuno di noi dovesse riuscirci, champagne per tutti! – ma soprattutto qualcosa che fa bene a sé stessi, come dice Patrizia, buttatasi fra l’altro nell’avventura universitaria con la matematica: “Hai presente quando ti dicono che ingrassare è come mettere una corazza protettiva? Beh, leggere è una corazza ancora più potente. E scrivere è una dieta molto efficace! Trattolibero è stata ed è la mia dieta, il menù che ha sciolto il grasso protettivo e cacciato i radicali liberi. È una freschissima misticanza multilingue dove ognuno ha messo la sua fogliolina raccolta dal cespo personale di idee, pensieri e sentimenti, diversi ma comuni”.


La scrittura come amica e compagna di vita

Con questo spirito il Trattolibero è andato avanti, passando dal gattonare al muovere i primi passi in piedi. Uno spirito mosso essenzialmente dalla scrittura, una sorta di amica e compagna di vita che ha accompagnato molti di noi sin dall’infanzia, come racconta Sabrina: “Sua madre racconta che, da bambina, Sabrina scriveva spesso i suoi pensierini un po’ ovunque, persino sui sacchetti di carta del pane fresco. Poi un giorno, alle scuole elementari, la maestra le assegnò il seguente tema: che cosa vedo quando guardo fuori dalla finestra della mia cameretta. Dallo scenario apparentemente insignificante in cui i suoi familiari scorgevano soltanto un anonimo muro divisorio di cemento, lei trasse una descrizione di otto facciate scritte fitte fitte. E da lì tutto ebbe inizio”. Inutile dire che la piccola Sabrina adesso è diventata una giornalista e riempie pagine e pagine per Il Gazzettino parlando di cronaca, cultura e spettacoli. Ma non è stata solo Sabrina a crescere con carta e penna. Anche Carlos, il nostro dottore sudamericano nativo della splendida Argentina, ha avuto sin da piccolo un rapporto stretto con la scrittura: “Il mio scrivere è una cosa che, dall’infanzia in Patagonia, un maestro, figlio d’italiani mi lasciò come eredità: <<Quel che rimane scritto non è più tuo, è per gli altri, che così possono condividere i tuoi pensieri, i tuoi ricordi, i tuoi sogni e le tue esperienze>>”. Sentir parlare Carlos - magari mentre legge un suo scritto - è sempre qualcosa di affascinante, con il suo accento argentino che inevitabilmente ti porta a navigare con la mente verso quel Sudamerica tanto ricco di bellezza e curiosità. E lo stesso accade quando ascolti l’italiano addolcito e levigato di Rosa María, messicana che si definisce “una tessitrice di racconti che pensa e sente in due lingue” e per la quale “Trattolibero è diventato la bussola che mi guida alla finestra infinita dalla quale guardare il mondo aldilà del visibile e con parole alate far diventare possibile l'impossibile, tangibile l'intangibile, percettibile l'impercettibile e verosimile l'inverosimile, in modo che lo sguardo dei due universi paralleli che veleggiano dentro me coesista con la realtà. Ancora riecheggia alle mie spalle la megalopoli di Città del Messico e allo stesso tempo fluisce in me, come le calme acque di un fiume di poesia, l'Italia gentile che mi ospita. Vedo Trattolibero come la sorgente dalla quale abbeverare con acqua di vita l'erg del mio cuore italomessicano, dolcemente ancorato e coraggiosamente galleggiante tra il vecchio ed il nuovo continente”.



“Anchora Spero di Meglio”: undici racconti su un dettaglio architettonico della nostra città

"Ancora Spero di Meglio - Racconti dell'Architrave" 
Con questa ricchezza culturale abbiamo cercato di fare un passo in più, con l’obiettivo di contribuire a raccontare il nostro territorio, la città in cui viviamo, nella quale siamo nati o che ci ospita da anni. Così abbiamo dato vita ad una seconda raccolta di racconti dal titolo “Anchora Spero di Meglio” - presentata nel febbraio 2013 al PnBox – ispirandoci a un dettaglio architettonico della nostra città: una scritta – Anchora Spero di Meglio - incisa su un’architrave al numero civico 48 di corso Vittorio Emanuele, dove nel 1674 fu costruito un ospizio con annessi chiesa e oratorio e in seguito diventato sede delle prime scuole pubbliche di Pordenone, che ne adottarono l’iscrizione a proprio motto. Una scritta ben visibile e nella quale ci imbattiamo spesso quando passeggiamo per i portici del nostro centro storico ma alla quale probabilmente non facciamo quasi mai caso, presi dai nostri pensieri, dalle vetrine dei negozi o dalla fretta: ecco abbiamo deciso allora di renderla più visibile questa scritta, inserendola in undici racconti ad essa ispirati e che hanno la missione di darle diverse interpretazioni per capire, in fondo, come e perché è importante sperare sempre di meglio nella vita. Abbiamo così dato sfogo alla nostra fantasia, ai nostri sogni e alle nostre speranze, cercando di legare il tutto attraverso questa scritta così bella e viva. In fondo è stato un modo per conoscere ancora di più sé stessi, affidando ancora una volta alle parole scritte l’arduo compito di raccontarsi, come dice la nostra poliedrica organizzatrice Chiara: “La mia vita è un’opera incompiuta come tante. Scriverla? … Perché no!”. A volte scrivere serve a fare il punto della situazione e il quadro della propria vita, ma non è sempre facile. Allora le parole scritte nel silenzio servono a non disperderle nel rumore, a saperle leggere e poi ascoltare. Per chi ama scrivere questo serve anche a sognare e in fondo è quello che cerchiamo di fare noi privilegiati membri di questo gruppo di corsari sognatori: “Il Trattolibero mi permette di entrare nel mondo di quelli che sognano”. Parola di Yigal, primario di Anestesia presso l’ospedale di Pordenone e fresco autore del libro “Una vita qualunque” (Giuntina, 294 pagine, 15 euro), nel quale ricostruisce le memorie del padre Mitia Leykin tra le due guerre mondiali e l’Olocausto.



Trattolibero a Pordenonelegge: “Raccontiamo il dolore”. Dolore e più dolor, se tace

"Inpaziente attesa" - illustrazione a cura di Glenda Sburelin
Ma non finisce qui. Goccia su goccia, idea su idea, il Trattolibero ha gattonato, si è alzato in piedi, ha camminato ed è tornato da dove era partito: Pordenonelegge. Da lì abbiamo cominciato e lì siamo tornati, stavolta in veste d’autori. In occasione della XIV edizione di Pordenonelegge infatti il Trattolibero ha presentato la sua terza raccolta di racconti dal titolo “Inpaziente attesa”, all’interno del Congresso nazionale dell’Area culturale Dolore della Società Italiana di Anestesia, riunito a Pordenone nei giorni del festival. Il titolo dell’evento era “Raccontiamo il dolore”. Dolore è più dolor, se tace -  citando un celebre verso di Giovanni Pascoli – e riassumeva il tentativo di raccontare il dolore fisico attraverso brevi racconti, nei quali ancora una volta siamo stati chiamati a misurarci con noi stessi, con le nostre esperienze e con le nostre interpretazioni della realtà – in questo caso della realtà del dolore, una bestia con la quale ogni uomo deve fare i conti prima o poi nella vita, ma che può essere esorcizzata espellendola fuori, anche attraverso la scrittura. Durante l’evento, come per le presentazioni dei primi due numeri, abbiamo letto al pubblico degli estratti di ogni racconto, il tutto accompagnato dalla musica e dalle sue note. I Camerieri italiani - ensamble di musicisti pordenonesi che si propongono di rileggere in modo inedito i classici della canzone italiana dagli anni '50 fino ad oggi – hanno accompagnato musicalmente con il loro straordinario repertorio le letture dei nostri brani, affidate per l’occasione all’estro e all’interpretazione del nostro attore Luca, che ermeticamente spiega così la natura del nostro gruppo: “Ingannati da un annuncio con su scritto <<la casa editrice Priscilla cerca inediti, anche racconti brevi>>, ci siamo ritrovati nel giorno di San Pacomio, nei pressi di un convento francescano. Monaci scrivani dell’era digitale comunichiamo attraverso un gruppo Google e durante i nostri incontri offriamo libagioni in sacrificio al Grande Editor, che un giorno ci pubblicherà tutti”. Eh sì, perché in attesa che il Grande Editor goda del talento di ognuno di noi, continuiamo a sfornare idee raccogliendole in un blog, che non poteva che chiamarsi Trattolibero (trattolibero.altervista.org). 

Musica e scrittura: un binomio fantastico fra note e parole scritte

Tornando alla musica: essa è sempre stata centrale nel Trattolibero, come fonte di ispirazione per molti di noi ma anche occasione di relax nella lettura, oltre che sottofondo fondamentale nella presentazione dei nostri scritti, grazie ai repertori di Nicolas Rosan, del maestro Gianni Fassetta e dei prima citati Camerieri italiani, che con la loro musica hanno dato ritmo ed emotività alle nostre catene di parole scritte su carta. Un binomio fantastico e perfettamente complementare quello fra musica e scrittura, dove l’una esalta l’altra reciprocamente: e in fondo la musica è fatta di parole e note scritte, così come la scrittura di parole legate da armonia e musicalità. Scrivere una storia o scrivere una canzone in fin dei conti è sempre una forma di narrazione, che sia tramite un racconto o tramite la musica. E scrivere è dare forma ai propri pensieri, conoscere sé stessi dall’esterno scoprendo i pregi e i difetti che i nostri occhi non riescono a vedere. Scrivere è saper dare consistenza alle proprie emozioni attraverso le parole, liberarsi dei pesi che non sappiamo sopportare, esprimere le gioie che non sappiamo contenere: in poche parole scrivere è lasciar parlare una parte di sé stessi.



Trattolibero: un gruppo eterogeneo e multilingue tenuto insieme da un filo di lettere ed idee

E scrivere è lo strumento del quale mi sto servendo per raccontare – a voi che state leggendo – la storia del Trattolibero, un gruppo di scrittura e di scrittori che sta continuando a imparare, giorno dopo giorno, a vivere la realtà e a interpretarla attraverso l’arte della scrittura, cavalcando liberamente la cresta dell’onda aspettando pazientemente e serenamente la prossima, goccia dopo goccia, idea dopo idea. Il tutto con spontaneità, naturalezza e con la voglia di confrontarsi, come dice la nostra grafica Laura, terza classificata al Premio Letterario Nazionale "Per le Antiche Vie" con il racconto “Il Creativo”: La cosa bella di questo gruppo è stata la naturalezza della sua formazione. La serendipità mette lo zampino in questo genere di esperienze: se le cerchi di proposito non le trovi. Non è facile scrivere e leggere insieme agli altri, a volte le parole riflettono come un prisma le tue mille sfaccettature, le peggiori e le migliori. Bisogna prendersi la responsabilità del confronto e non mentire a sé stessi, ma questo mette in luce le diversità e crea collegamenti fra le generazioni. Non è poco”.


Questo breve excursus del nostro gruppo mi ha visto narratore di tanti ricordi che ne tracciano l’identità e la bellezza, in un collage di pensieri che esprimono la personalità di persone tanto diverse quanto appassionate alla scrittura. Ma non posso non concludere con le parole scritte ancora da Rosa Marìa e che in fondo sono le parole di tutti noi: “Eterogeneo e multilingue, Trattolibero siamo tutti ed uno solo... a volte lontani tra di noi ma collegati da un filo di lettere ed idee, così diversi ma uguali nella passione della scrittura che un venturoso giorno ci unì in quest'avventura”.



ARTICOLO USCITO PER IL NUMERO DI SETTEMBRE DELLA RIVISTA "EVENTI" DI PORDENONE. 

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