Tre le raccolte di racconti prodotte dal gruppo: “I Seminatori
di storie”, “Anchora Spero di Meglio” e “Inpaziente attesa”.
Un
Tratto unico ma Libero nato da Pordenonelegge
Medici,
giornalisti, attori, critici, tesorieri, artisti, studenti. Il tutto mescolato
con una grande passione per la scrittura. Cosa potrà mai uscire fuori da un mix
del genere? La risposta è semplice: il Trattolibero.
Vi starete domandando cosa mai sarà questo Trattolibero, questa parola che
rimanda a qualcosa di sconfinato, indipendente e forse anche un po’ anarchico.
Di libero, appunto. Ebbene il Trattolibero è un gruppo di scrittura creativa e
in quanto tale libera. Una sorta di piccola grande famiglia composta dagli
elementi più diversi tra loro che riescono però a creare un’armonia (quasi)
perfetta mettendo insieme il genio bizzarro di diverse personalità. Personalità
sciolte l’una dall’altra e slegate da catene dogmatiche che vengono così a
creare nel loro insieme un Tratto
unico, ma Libero. Lo so deve essere
una cosa complicata detta così ma è più semplice di quanto sembri: in sostanza siamo
undici persone appartenenti a culture, lingue e professioni diverse e fra le più
varie che condividono la passione per la scrittura attraverso esperienze,
mentalità e opinioni differenti fra loro che però creano un insieme ricco di
conoscenze. Da tutto ciò sfociano così fiumi di idee alle volte difficili da
domare ma entusiasmanti, come quando cavalchi un’onda e il tuo dovere è solo
quello di saperti lasciare trasportare senza avere la presunzione di dominare: “Quant’è bella giovinezza,/ che si fugge
tuttavia!/ Chi vuol essere lieto sia:/ di doman non c’è certezza” direbbe
Gianfranco - il critico del gruppo, colui che legge ogni nostro progetto in
cantiere verso il successo e la fama di scrittori affermati dispensando
critiche e consigli degni di un lettore incallito – citando un certo Lorenzo
De’ Medici.
Ecco,
il Trattolibero è nato così, da un insieme di idee piccole come gocce che però
poi sono diventate un fiume in piena. Un fiume le cui sorgenti sono undici
menti originali e uniche nel loro genere che si sono incontrate nel marzo del
2011 grazie al corso di scrittura creativa organizzato da Pordenonelegge in collaborazione con il Consorzio Universitario di
Pordenone: un vero e proprio Laboratorio sulla Narrazione guidato dai curatori
di pordenonelegge.it – il consueto
festival del libro che anima la nostra città nel mese di settembre – Gian Mario
Villalta e Alberto Garlini, dispensatori di dritte e consigli su come modellare
fino alla perfezione il talento e la passione per la scrittura per poi - chissà
- scrivere un giorno un romanzo di successo. Le prime gocce a comporre questo
fiume sono state le numerose serie di esercizi che i nostri maestri ci
assegnavano per casa, come dei veri e propri scolaretti alle prese con
tabelline e poesie da imparare: leggevamo in classe i nostri racconti portando
alla luce il nostro modo di scrivere, il nostro stile, la nostra personalità.
Abbiamo così iniziato a conoscerci, a darci consigli a vicenda e anche a
criticarci quando necessario: e proprio le critiche sono gli aspetti che uno
scrittore apprezza di più, perché esce da sé stesso, dal suo punto di vista e
dal suo egoismo – perché diciamocelo, chi ama scrivere è anche almeno un po’
permaloso e geloso del proprio lavoro. Ma questa armonia non andava persa e
così, una volta terminate le lezioni al corso di scrittura, abbiamo deciso di
continuare a incontrarci per poter condividere opinioni, punti di vista,
critiche e apprezzamenti sui nostri scritti, i nostri progetti e la nostra
comune passione per la parola scritta. Come conferma Anna, che fra un incontro
e l’altro del Trattolibero è riuscita anche a diventare mamma per ben due
volte: “Succede di passeggiare per il
centro di Pordenone e di essere attratto da una locandina con un disegno di
Snoopy. E succede che ti ritrovi a leggere di un corso di scrittura creativa, e
poi non sai bene come ma ti ritrovi iscritto, al corso, e finisce pure che ci
si inventa un dopo, che ci si trova a scrivere insieme, e non sai bene come sia
partito il tutto, ma questo è quello a cui si è arrivati. E da cui partiamo…”.
Il Numero Zero: "I Seminatori di storie" |
Undici
corsari di parole riuniti al Caffè Letterario davanti a un prosecco
Non ci
restava che scegliere il nostro covo da corsari di parole, il luogo di ritrovo
stabilito che potesse essere espressione dell’identità del gruppo che andava
formandosi. Così la scelta è caduta sul Caffè Letterario in Piazza della Motta,
nel quale abbiamo avuto il piacere di incontrarci una volta al mese per
condividere le nostre idee e che è stato – nel marzo 2012 - teatro della
presentazione della nostra prima raccolta di racconti dal titolo “I Seminatori
di storie”. Già, perché ad un certo punto ci siamo detti: “Ok, ci incontriamo, parliamo dei nostri racconti e dei nostri
progetti, chiacchieriamo serenamente davanti a un prosecco e delle patatine, ma
perché non andiamo oltre?”. Idee su idee, gocce su gocce e il nostro fiume
cominciava ad ingrossarsi e il Trattolibero cominciava a gattonare. Ecco che
abbiamo deciso così di fare un gioco: individuati cinque temi - #IlRestare,
#IlVestitoNero, #AlleCorde, #DonneInnamorate e #IlBivio - abbiamo
sorteggiato quattro coppie e un terzetto, dove il primo di ogni coppia ha
scritto un racconto a partire dal tema che gli era stato assegnato e il secondo
ha tentato di replicare al racconto del primo tenendo fede al tema e cambiando
il punto di vista. Ed è così che è nato il Numero Zero del Trattolibero, una
raccolta di racconti che ha celebrato il primo compleanno del gruppo e nella
quale il piacere di scrivere ci ha portati a mettere nero su bianco una parte
di noi, condividendola poi con parenti e amici. Un piccolo successo per chi
riesce a creare qualcosa attraverso l’aiuto reciproco, la collaborazione,
l’impegno e la passione, per poi trasmettere un messaggio a chi ti guarda
dall’esterno. E il messaggio è semplice: scrivere è prima di tutto un piacere e
un divertimento, una passione che ha come fine quello di comunicare sé stessi e
non quello di diventare per forza romanzieri in cima alle classifiche dei best
seller – certo, se un domani qualcuno di noi dovesse riuscirci, champagne per tutti! – ma soprattutto
qualcosa che fa bene a sé stessi, come dice Patrizia, buttatasi fra l’altro
nell’avventura universitaria con la matematica: “Hai presente quando ti dicono che ingrassare è come mettere una
corazza protettiva? Beh, leggere è una corazza ancora più potente. E scrivere è
una dieta molto efficace! Trattolibero è stata ed è la mia dieta, il menù che
ha sciolto il grasso protettivo e cacciato i radicali liberi. È una
freschissima misticanza multilingue dove ognuno ha messo la sua fogliolina
raccolta dal cespo personale di idee, pensieri e sentimenti, diversi ma comuni”.
La
scrittura come amica e compagna di vita
Con
questo spirito il Trattolibero è andato avanti, passando dal gattonare al
muovere i primi passi in piedi. Uno spirito mosso essenzialmente dalla
scrittura, una sorta di amica e compagna di vita che ha accompagnato molti di
noi sin dall’infanzia, come racconta Sabrina: “Sua madre racconta che, da bambina, Sabrina scriveva spesso i suoi
pensierini un po’ ovunque, persino sui sacchetti di carta del pane fresco. Poi
un giorno, alle scuole elementari, la maestra le assegnò il seguente tema: che
cosa vedo quando guardo fuori dalla finestra della mia cameretta. Dallo
scenario apparentemente insignificante in cui i suoi familiari scorgevano
soltanto un anonimo muro divisorio di cemento, lei trasse una descrizione di
otto facciate scritte fitte fitte. E da lì tutto ebbe inizio”. Inutile dire
che la piccola Sabrina adesso è diventata una giornalista e riempie pagine e
pagine per Il Gazzettino parlando di cronaca, cultura e spettacoli. Ma non è
stata solo Sabrina a crescere con carta e penna. Anche Carlos, il nostro dottore
sudamericano nativo della splendida Argentina, ha avuto sin da piccolo un
rapporto stretto con la scrittura: “Il
mio scrivere è una cosa che, dall’infanzia in Patagonia, un maestro, figlio
d’italiani mi lasciò come eredità: <<Quel che rimane scritto non è più
tuo, è per gli altri, che così possono condividere i tuoi pensieri, i tuoi
ricordi, i tuoi sogni e le tue esperienze>>”. Sentir parlare Carlos -
magari mentre legge un suo scritto - è sempre qualcosa di affascinante, con il
suo accento argentino che inevitabilmente ti porta a navigare con la mente
verso quel Sudamerica tanto ricco di bellezza e curiosità. E lo stesso accade
quando ascolti l’italiano addolcito e levigato di Rosa María, messicana che si
definisce “una tessitrice di racconti che
pensa e sente in due lingue” e per la quale “Trattolibero è diventato la bussola che mi guida alla finestra
infinita dalla quale guardare il mondo aldilà del visibile e con parole alate
far diventare possibile l'impossibile, tangibile l'intangibile, percettibile
l'impercettibile e verosimile l'inverosimile, in modo che lo sguardo dei due
universi paralleli che veleggiano dentro me coesista con la realtà. Ancora
riecheggia alle mie spalle la megalopoli di Città del Messico e allo stesso
tempo fluisce in me, come le calme acque di un fiume di poesia, l'Italia
gentile che mi ospita. Vedo Trattolibero come la sorgente dalla quale
abbeverare con acqua di vita l'erg del mio cuore italomessicano, dolcemente
ancorato e coraggiosamente galleggiante tra il vecchio ed il nuovo continente”.
“Anchora
Spero di Meglio”: undici racconti su un dettaglio architettonico della nostra
città
"Ancora Spero di Meglio - Racconti dell'Architrave" |
Con
questa ricchezza culturale abbiamo cercato di fare un passo in più, con
l’obiettivo di contribuire a raccontare il nostro territorio, la città in cui
viviamo, nella quale siamo nati o che ci ospita da anni. Così abbiamo dato vita
ad una seconda raccolta di racconti dal titolo “Anchora Spero di Meglio” - presentata
nel febbraio 2013 al PnBox – ispirandoci a un dettaglio architettonico della
nostra città: una scritta – Anchora Spero
di Meglio - incisa su un’architrave al numero civico 48 di corso Vittorio
Emanuele, dove nel 1674 fu costruito un ospizio con annessi chiesa e oratorio e
in seguito diventato sede delle prime scuole pubbliche di Pordenone, che ne
adottarono l’iscrizione a proprio motto. Una scritta ben visibile e nella quale
ci imbattiamo spesso quando passeggiamo per i portici del nostro centro storico
ma alla quale probabilmente non facciamo quasi mai caso, presi dai nostri
pensieri, dalle vetrine dei negozi o dalla fretta: ecco abbiamo deciso allora
di renderla più visibile questa scritta, inserendola in undici racconti ad essa
ispirati e che hanno la missione di darle diverse interpretazioni per capire,
in fondo, come e perché è importante sperare sempre di meglio nella vita.
Abbiamo così dato sfogo alla nostra fantasia, ai nostri sogni e alle nostre
speranze, cercando di legare il tutto attraverso questa scritta così bella e
viva. In fondo è stato un modo per conoscere ancora di più sé stessi, affidando
ancora una volta alle parole scritte l’arduo compito di raccontarsi, come dice
la nostra poliedrica organizzatrice Chiara: “La
mia vita è un’opera incompiuta come tante. Scriverla? … Perché no!”. A
volte scrivere serve a fare il punto della situazione e il quadro della propria
vita, ma non è sempre facile. Allora le parole scritte nel silenzio servono a
non disperderle nel rumore, a saperle leggere e poi ascoltare. Per chi ama
scrivere questo serve anche a sognare e in fondo è quello che cerchiamo di fare
noi privilegiati membri di questo gruppo di corsari sognatori: “Il Trattolibero mi permette di entrare nel
mondo di quelli che sognano”. Parola di Yigal, primario di Anestesia presso
l’ospedale di Pordenone e fresco autore del libro “Una vita qualunque”
(Giuntina, 294 pagine, 15 euro), nel quale ricostruisce le
memorie del padre Mitia Leykin tra le due guerre mondiali e l’Olocausto.
Trattolibero
a Pordenonelegge: “Raccontiamo il dolore”. Dolore e più dolor, se tace
"Inpaziente attesa" - illustrazione a cura di Glenda Sburelin |
Ma non
finisce qui. Goccia su goccia, idea su idea, il Trattolibero ha gattonato, si è
alzato in piedi, ha camminato ed è tornato da dove era partito: Pordenonelegge.
Da lì abbiamo cominciato e lì siamo tornati, stavolta in veste d’autori. In
occasione della XIV edizione di Pordenonelegge infatti il Trattolibero ha
presentato la sua terza raccolta di racconti dal titolo “Inpaziente
attesa”, all’interno del Congresso nazionale dell’Area
culturale Dolore della Società Italiana di Anestesia, riunito a Pordenone nei
giorni del festival. Il titolo dell’evento era “Raccontiamo
il dolore”. Dolore è più dolor, se tace - citando un celebre verso di
Giovanni Pascoli – e riassumeva il tentativo di raccontare il dolore fisico
attraverso brevi racconti, nei quali ancora una volta siamo stati chiamati a
misurarci con noi stessi, con le nostre esperienze e con le nostre
interpretazioni della realtà – in questo caso della realtà del dolore, una
bestia con la quale ogni uomo deve fare i conti prima o poi nella vita, ma che
può essere esorcizzata espellendola fuori, anche attraverso la scrittura. Durante
l’evento, come per le presentazioni dei primi due numeri, abbiamo letto al
pubblico degli estratti di ogni racconto, il tutto accompagnato dalla musica e
dalle sue note. I Camerieri italiani - ensamble di musicisti
pordenonesi che si propongono di rileggere in modo inedito i classici della
canzone italiana dagli anni '50 fino ad oggi – hanno accompagnato musicalmente
con il loro straordinario repertorio le letture dei nostri brani, affidate per
l’occasione all’estro e all’interpretazione del nostro attore Luca, che
ermeticamente spiega così la natura del nostro gruppo: “Ingannati da un annuncio con su scritto <<la casa editrice
Priscilla cerca inediti, anche racconti brevi>>, ci siamo ritrovati nel
giorno di San Pacomio, nei pressi di un convento francescano. Monaci scrivani
dell’era digitale comunichiamo attraverso un gruppo Google e durante i nostri
incontri offriamo libagioni in sacrificio al Grande Editor, che un giorno ci
pubblicherà tutti”. Eh sì, perché in attesa che il Grande Editor goda del
talento di ognuno di noi, continuiamo a sfornare idee raccogliendole in un
blog, che non poteva che chiamarsi Trattolibero (trattolibero.altervista.org).
Musica e scrittura: un
binomio fantastico fra note e parole scritte
Tornando alla musica:
essa è sempre stata centrale nel Trattolibero, come fonte di ispirazione per
molti di noi ma anche occasione di relax nella lettura, oltre che sottofondo
fondamentale nella presentazione dei nostri scritti, grazie ai repertori di
Nicolas Rosan, del maestro Gianni Fassetta e dei prima citati Camerieri
italiani, che con la loro musica hanno dato ritmo ed emotività alle nostre
catene di parole scritte su carta. Un binomio fantastico e perfettamente
complementare quello fra musica e scrittura, dove l’una esalta l’altra
reciprocamente: e in fondo la musica è fatta di parole e note scritte, così
come la scrittura di parole legate da armonia e musicalità. Scrivere una storia
o scrivere una canzone in fin dei conti è sempre una forma di narrazione, che
sia tramite un racconto o tramite la musica. E scrivere è dare forma ai propri
pensieri, conoscere sé stessi dall’esterno scoprendo i pregi e i difetti che i
nostri occhi non riescono a vedere. Scrivere è saper dare consistenza alle
proprie emozioni attraverso le parole, liberarsi dei pesi che non sappiamo
sopportare, esprimere le gioie che non sappiamo contenere: in poche parole
scrivere è lasciar parlare una parte di sé stessi.
Trattolibero: un gruppo
eterogeneo e multilingue tenuto insieme da un filo di lettere ed idee
E scrivere è lo
strumento del quale mi sto servendo per raccontare – a voi che state leggendo –
la storia del Trattolibero, un gruppo di scrittura e di scrittori che sta
continuando a imparare, giorno dopo giorno, a vivere la realtà e a
interpretarla attraverso l’arte della scrittura, cavalcando liberamente la
cresta dell’onda aspettando pazientemente e serenamente la prossima, goccia
dopo goccia, idea dopo idea. Il tutto con spontaneità, naturalezza e con la
voglia di confrontarsi, come dice la nostra grafica Laura, terza classificata
al Premio Letterario Nazionale "Per le Antiche Vie" con
il racconto “Il Creativo”: “La cosa bella di questo gruppo è stata la naturalezza della sua
formazione. La serendipità mette lo zampino in questo genere di esperienze: se
le cerchi di proposito non le trovi. Non è facile scrivere e leggere insieme
agli altri, a volte le parole riflettono come un prisma le tue mille sfaccettature,
le peggiori e le migliori. Bisogna prendersi la responsabilità del confronto e
non mentire a sé stessi, ma questo mette in luce le diversità e crea
collegamenti fra le generazioni. Non è poco”.
Questo breve excursus del nostro gruppo mi ha visto
narratore di tanti ricordi che ne tracciano l’identità e la bellezza, in un
collage di pensieri che esprimono la personalità di persone tanto diverse
quanto appassionate alla scrittura. Ma non posso non concludere con le parole
scritte ancora da Rosa Marìa e che in fondo sono le parole di tutti noi: “Eterogeneo e multilingue, Trattolibero siamo tutti ed
uno solo... a volte lontani tra di noi ma collegati da un filo di lettere ed
idee, così diversi ma uguali nella passione della scrittura che un venturoso giorno
ci unì in quest'avventura”.
ARTICOLO USCITO PER IL NUMERO DI SETTEMBRE DELLA RIVISTA "EVENTI" DI PORDENONE.
Nessun commento:
Posta un commento