giovedì 5 marzo 2015

UN WEEKEND OFFLINE

Venerdì 27 febbraio. Allo scoccare della mezzanotte ho il telefono in mano – anzi, lo smartphone, preciserebbe un nativo digitale – vado su Impostazioni, spengo il 3G e disattivo il wifi. Spengo lo smartphone, spengo il caro – in tutti i sensi – Mac e vado a dormire. È cominciato il mio weekend senza Internet: il mio weekend offline.
Quella sera avevo letto l’articolo di Beppe Severgnini - grande giornalista che ho sempre ammirato anche per la sua fede interista condita da un pizzico di salutare autoironia (e a noi interisti di autoironia ne serve davvero tanta a volte) – nel quale racconta la sua settimana di digiuno digitale: Sette giorni fuori Rete è il titolo di questo diario di bordo nel quale Severgnini torna agli antichi strumenti che regolavano una volta la vita privata e professionale dell’uomo, come il fax, gli SMS, le chiamate al telefono. Insomma niente Skype, niente social network, niente Google. In poche parole, niente Internet.
Naturalmente Severgnini ha digiunato per una settimana ed è una persona che per il suo lavoro ha bisogno di Internet come il pane per poter rimanere al passo della moltitudine di informazioni che circolano nel nostro mondo, ma lo prendo come modello e mi prefiggo di salutare il web per un weekend.

Sabato e domenica sono a Jesolo alla Festa dei Giovani dei salesiani con alcuni amici: dobbiamo allestire il nostro stand e quindi saranno due giorni pieni e impegnativi. “Bene” – penso – “così non avrò nemmeno la tentazione di guardare il cellulare – scusate, lo smartphone”. E in effetti è così, per due giorni la tentazione è stata nulla, o quasi. Naturalmente con gli amici sono partiti i selfie, le foto, i post su Facebook, i mi piace e i commenti degli amici a casa che ne conseguono. Eppure sono stato bravo, mi dico, perché ho lasciato il telefono in tasca – cari nativi digitali scusate, ma mi sono stufato di chiamarlo sempre smartphone – e in fin dei conti penso che si sia riposato anche lui, non costretto a consumare la sua batteria per Internet e app varie.
Arrivo alla domenica sera e ho la sensazione di aver usato maggiormente il mio tempo. È come quando vai al mare e ti riempi i polmoni di aria buona, buttando fuori l’aria cattiva della città: ti sembra di respirare meglio, di essere in qualche modo più in salute. Ecco, alla domenica sera mi stendo sul letto, continuo a leggere l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio – La regola dell’equilibrio – prima di mettermi a dormire e penso al tempo che ho risparmiato non scorrendo il dito su uno schermo. Ho usato di più la testa, non affidando a Google la soluzione ai problemi e stando attento ai cartelli stradali invece che alla voce di un navigatore. Ho inviato (pochi) SMS come facevo alle medie e alle superiori – cavolo in effetti esistono ancora, alla faccia di WhatsApp e delle sue spunte blu! – e non ho dovuto nemmeno caricare spesso la batteria del telefono.

Va bene sì, è vero, poi dal lunedì è ricominciata la vita online. È forse impensabile eliminare la tecnologia dalle nostre abitudini - a meno che non vogliate vivere alla Christopher McCandless di Into the Wild – ma ogni tanto staccare fa bene. Magari il prossimo digiuno sarà un po’ più lungo. Per respirare ancora meglio.

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