“È
molto difficile trovare le parole per dire grazie a Pordenone per tutto quello
che mi dà. Tuttavia, anche se la parola grazie
mi sembra troppo piccola, mi faccio aiutare dall’eco delle montagne friulane
per farla arrivare a tutti. Grazie amici di Pordenone. Da cuore a cuore”.
Sepúlveda mentre scrive la dedica alla città di Pordenone dopo aver ricevuto il sigillo |
Così
Luis Sepúlveda ha ringraziato la città di Pordenone e il sindaco Pedrotti per
aver ricevuto oggi, mercoledì 11 marzo, il sigillo della città, del quale il
primo cittadino ha sottolineato come le porte d’oro in esso raffigurate
rappresentino un simbolo di libertà, di apertura e di accoglienza. Un
ringraziamento, quello di Sepúlveda, scritto nero su bianco sul libro della
città, sul quale solitamente viene scritto un pensiero da coloro i quali
ricevono il sigillo di Pordenone. Sepúlveda si è anche detto fiero di essere
ambasciatore di Dedica – che lo sta ospitando in questa settimana di eventi a
lui dedicati - e di Pordenone, città piccola ma accogliente e calorosa: “Sono
emozionato per l’affetto che Pordenone mi ha in questi giorni riservato. Le
persone mi fermano per strada e mi danno il benvenuto nella loro città, mi
stringono la mano, si fanno firmare un mio libro, mi invitano per un caffè”.
Sepúlveda in conferenza stampa |
La
settimana di Dedica riservata all’autore sudamericano è cominciata sabato 7
marzo, quando nel pomeriggio si è tenuta la conferenza stampa di presentazione
dell’evento presso l’Hotel Moderno. Durante la mezzora di conversazione con i
giornalisti Sepúlveda ha avuto modo di essere interpellato principalmente su
questioni politiche, partendo dall’ideologia di sinistra, definita “una forma
di confrontarsi con il mondo e la società eticamente”, ma poco incline in
questo momento storico ad essere tale. Sepúlveda elogia l’ex Presidente
dell’Uruguay, José Mujica, ritenuto un esempio di etica e di morale di sinistra
che purtroppo non è la regola ma l’eccezione. Elogia poi la Grecia di Tsipras,
la prima a ribellarsi alla dittatura invisibile delle banche e delle
istituzioni europee, senza dimenticare la Spagna e il movimento Podemos,
ritenuto una possibile soluzione politica alla difficile situazione sociale
spagnola, nella quale ad esempio il 56% dei giovani sono senza lavoro. Ha
condannato il narcotraffico messicano e la corruzione della classe politica in
Messico - caduta nelle mani dei narcotrafficanti – e definendo “orribile”
l’uccisione dei 43 studenti messicani da parte dei narcos. C’è stato tempo e
spazio anche per parlare dei flussi migratori dall’Africa e dal Medio Oriente
verso l’Europa, definiti da Sepúlveda un dramma e non un problema, come invece
vogliono spesso far credere i media per confondere la gente suscitando paura e
pregiudizi nei confronti degli stranieri. Lo scrittore ha duramente condannato
l’UE per la mancanza di una politica europea comune, ma anche la negligenza
dell’Europa e degli USA nell’aver creato dei vuoti politici in Libia - facendo
crollare il regime dittatoriale di Gheddafi - e in Siria, Paesi che erano in
grado di contenere i flussi migratori.
La
conferenza stampa ha però toccato anche il tema principale della letteratura,
in particolare per quanto riguarda due opere importanti dell’autore cileno: La gabbianella e il gatto e L’altra morte del Che. Della prima
Sepúlveda ha raccontato come essa sia nata con l’intento di scrivere una storia
intelligente per bambini, mentre della seconda ha parlato del suo approccio
emotivo, dell’amore misto alla nostalgia, del guardare al tempo passato con
speranze e dolori e di un’ottica dell’umore sano e intelligente nel suo modo di
scrivere.
Sepúlveda al Teatro Verdi |
Il
suo stile narrativo è stato poi l’argomento di conversazione con l’amico - e
traduttore delle sue opere – Bruno Arpaia, presso il Teatro Verdi: Sepúlveda ha
raccontato la sua vocazione letteraria, la scoperta della poesia - grazie ad un
innamoramento adolescenziale – e in particolare la poesia di Neruda, la
passione per il calcio e l’amore per la parola scritta. L’autore ha anche
raccontato aneddoti della sua vita, dall’infanzia fino al rapporto complicato
con la sua patria, il Cile, dal quale è stato esiliato dopo essere stato anche
incarcerato per due anni e mezzo dal regime militare di Pinochet. Esilio che
non ha esitato a definire “una terra strana e incognita, nella quale l’esiliato
non ha niente e nessuno”.
Di
grande arricchimento è stata inoltre la proiezione multimediale del fotografo Daniel
Mordzinski - grande amico di Sepúlveda - nella quale è stata raccontata la vita
dello scrittore cileno attraverso la fotografia.
Pordenone
ha così il piacere di ospitare in questi giorni un grande scrittore, letto in
tutto il mondo da lettori delle età più diverse, perché i messaggi che
Sepúlveda manda attraverso le sue opere sono diretti a tutti. E anche al Verdi
non è stato banale: “La vita è un’esplosione costante”. Appunto.
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