“Complesso,
impeccabile, unico… da Oscar”. Così la rivista settimanale americana Variety ha definito The Imitation Game, il film diretto da Morten Tyldum uscito nelle
sale cinematografiche italiane dal 1° gennaio. Come definire in altro modo un
film impreziosito dal talento di Keira Knightley, la bella della trilogia Pirati dei Caraibi, e da quello di
Benedict Cumberbatch, lodato dal New York
Post per la sua “magistrale interpretazione” e candidato ai prossimi Oscar?
Difficile fare meglio, forse solo Hollywood
Reporter, con il suo “Avvincente e struggente. Un grande film” ha sintetizzato perfettamente l’anima di questo capolavoro del cinema, tratto dal
libro di Hodges Andrew, Alan Turing.
Storia di un grande enigma, che raccoglie la vita del grande matematico
inglese. Un film storico, tratto da una storia vera, un intreccio di numerosi flashback la cui ambientazione è
l’Inghilterra che va dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, nel quale Alan
Turing (B. Cumberbatch), il protagonista, viene assunto dai servizi segreti
britannici per decifrare i codici segreti inviati dai nazisti durante la
Seconda Guerra Mondiale attraverso la macchina Enigma, insieme ad un team di
matematici appositamente scelti. Fra questi Hugh Alexander (M. Goode), campione
nazionale di scacchi, rivaleggerà con Turing, accettandone infine il genio e la
determinazione, e Joan Clarke (K. Knightley), appassionata di matematica che
guiderà e alimenterà il talento di Turing.
Obiettivo del team è decifrare i codici nazisti, al fine di permettere agli Alleati di prevederne mosse e strategie militari per vincere una guerra sanguinosa e dispendiosa. Turing è deciso più che mai a creare una macchina in grado di decifrare i messaggi criptati, ma avversità e difficoltà non mancheranno, in una lotta contro il tempo per ottenere la soluzione di Enigma e la vittoria sui tedeschi. Un film a tratti ironico, ma anche espressione di sogni, speranze e aspirazioni in una società, quella britannica ed europea, segnata da una guerra che non sembra avere fine. Un film che sa così esprimere anche malinconia, paura e dolore, specialmente nella figura di Turing, omosessuale schiacciato da una società dura nei confronti dell’omosessualità (Turing muore suicida nel 1954 a seguito di una condanna per atti osceni e un anno di terapia ormonale).
The
Imitation Game è un mix esplosivo di sentimenti e fatti storici, nei quali
trovano spazio anche immagini di repertorio ritraenti grandi leader politici
protagonisti della Seconda Guerra Mondiale, come Hitler, Churchill e Truman, bombardamenti
ed eventi sensazionali come lo sbarco in Normandia. Un film nel quale la guerra
viene letta e interpretata non attraverso la violenza delle armi ma attraverso
la logica e l’intelligenza. Cosa pensereste se vi dicessero che la Seconda
Guerra Mondiale fu vinta, grazie alla matematica, decifrando un codice nazista
indecifrabile dal primo ideatore di quello che oggi chiamiamo computer?
Che bella recensione, complimento Giuliano!
RispondiEliminaUna sola cosa. Non trovi che i continui flashback impoveriscano la narrazione anziché arricchirla? Secondo me hanno l'effetto di rallentare il film e rischiano di far perdere il filo del discorso. A parte questo, condivido la tua analisi!
Ps: se non l'hai ancora fatto, guarda "La teoria del tutto". Si è prepotentemente inserito nella mia, personalissima, classifica da Oscar. :)
Grazie Angela!
EliminaIn effetti forse i flashback erano un po' tanti rallentando un po' la narrazione... però penso abbiano avuto il merito di tracciare bene il profilo di Turing!
"La teoria del tutto" sarà il mio prossimo appuntamento al cinema! :)