lunedì 3 giugno 2013

TELEVISIONE: BUONA O CATTIVA?

La televisione ha cambiato profondamente la vita dell'uomo, sia individualmente che nelle relazioni sociali. Gli aspetti della vita nei quali interagisce sono molteplici e riconducibili ai tipi di programmi forniti nei palinsesti: intrattenimento, sport, svago, informazione, cultura. Ogni tipo di pubblico può essere raggiunto e trovare soddisfatti i suoi interessi, attraverso contenuti approfonditi e curati nel minimo dettaglio: dall'evento sportivo che riunisce famiglie e gruppi di amici, al telegiornale che fornisce informazioni su come va il mondo, passando per il film che mette tutti comodi e rilassati sul divano. La televisione è entrata nella vita dell'uomo regolando spesso i suoi ritmi e influenzando un aspetto fondamentale: il tempo libero. La maggior parte dei programmi è ideata per occupare questo tempo, libero da impegni lavorativi e scolastici: la sua funzione è quella di essere compagna e amica dell'individuo, una via di scampo dalla noia, dal non sapere cosa fare. Ma molto spesso la televisione non è un'amica affidabile: facendo compagnia all'individuo nel suo tempo libero  lo rende nella maggior parte dei casi ricettore passivo di pubblicità e messaggi manipolati ad hoc. Non a caso la televisione è stato uno dei mezzi di comunicazione sui quali si è aperto un acceso dibattito, riguardante il suo ruolo sociale e la sua influenza. Karl Popper, filosofo politico liberale, l'ha definita cattiva maestra, a causa della sua funzione pedagogica ed educativa intrinseca nella sua natura. Funzione educativa che però è inconsapevole, sostiene Popper, in quanto essendo uno strumento commerciale, il cui obiettivo è il profitto attraverso l'audiance, la televisione non tende all'educazione degli individui, e dei bambini in particolare, ma è schiava delle logiche del business che generano violenza e antepongono i valori commerciali a quelli morali. Popper propone un antidoto al veleno della tv: l'istituzione di una patente per tutti gli individui impegnati nel sistema televisivo, dall'editore al produttore, dal regista all'attore, dal direttore al giornalista, fino al cameraman e agli addetti ai lavori. Patente che serve a certificare l'idoneità a lavorare nel sistema televisivo, che attraverso contenuti e informazioni genera educazione. Così come è necessaria una patente per chi guida, deve essere lo stesso anche per chi opera nel settore televisivo, in quanto si è responsabili dell'incolumità e della salute altrui. Popper sviluppa il suo pensiero su quello di John Condry, scrittore e filosofo statunitense che definisce la tv ladra di tempo e serva infedele, a causa del suo unico obiettivo commerciale: il profitto attraverso la pubblicità. Condry sottolinea come la tv sia anche bugiarda, in quanto soggetta a manipolazioni nei suoi contenuti e nei suoi messaggi, distorcendo la realtà dei fatti. Ma la tv genera distorsioni della realtà anche influenzando negativamente i bambini, i quali, a differenza degli adulti, non sono in grado di distinguere la realtà dalla finzione, e quindi sono più inclini alla persuasione televisiva. I cartoni animati, ad esempio, sono definiti da Condry delle vicende di potere, in quanto viene trasmesso il messaggio che chi è più forte può ottenere ciò che vuole. Ed ecco che attraverso queste vicende di potere la televisione entra in contatto col potere politico, diventandone strumento di diffusione: la politica usa la televisione in particolare per raggiungere gli elettori grazie alla sua capacità di raggiungimento esteso e alla sua capacità di rendere passivi i telespettatori, i quali devono solo ascoltare senza compiere sforzi. Il politico che partecipa ad una trasmissione o concede un'intervista televisiva può concordare le domande col giornalista, indirizzandolo attraverso il suo discorso nei punti a lui più convenevoli. Esemplare è l'entrata in politica di Silvio Berlusconi, che nel 1994 annunciò il suo impegno politico con Forza Italia attraverso un video registrato nel suo studio e trasmesso poi in televisione. Curioso come Berlusconi sia, prima che un politico, il proprietario della più grande televisione privata italiana, Mediaset. Il rapporto tra televisione e potere è quindi innegabile ed evidente, non a caso il conflitto di interessi è uno dei temi più caldi non solo della politica italiana, ma della politica in generale: qualsiasi Paese che non controlli il potere della televisione, non può essere abitato da una società libera e democratica, parafrasando il già citato Popper (Cattiva maestra televisione, K.Popper, Marsilio Editori, 2002).
La televisione potrebbe essere criticata, osannata ed analizzata per altre molteplici questioni, dal pensiero di McLuhan (media caldi e media freddi) fino a quello di Sartori (immagine come fonte generatrice dell'homo videns), ma il punto centrale è la necessità di una sua regolamentazione, oltre che normativa, nell'utilizzo. Non si può negare che la tv abbia anche degli aspetti positivi, come ad esempio il contributo all'alfabetizzazione della società italiana negli anni Cinquanta e Sessanta (vedere l'importanza in tal senso della trasmissione Non è mai troppo tardi condotta da Alberto Manzi), i quai però sono tali solo se sviluppati con responsabilità e coscienza. Come sostenuto da Papa Giovanni Paolo II, non bisogna utilizzare la tv come una bambinaia elettronica: i genitori non devono trascurare i loro compiti di educatori, e soprattutto devono controllare cosa guardano i propri figli. Interessante è come il Papa abbia visto nella tv anche un possibile mezzo di evangelizzazione, a patto della ricerca di una informazione sana, onesta e tendente al bene e alla verità. Insomma, se utilizzata bene, la tv può essere uno strumento costruttivo; se usata male, può creare danni enormi. Sarebbe quindi opportuno ascoltare il consiglio di Giovanni Paolo II, ossia spegnere la televisione quando questa non serve o fa del male, " [...] per amore dei nostri figli".

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