sabato 10 marzo 2018

CIAO DAVIDE


Ciao Davide,
è già passata una settimana da quando, come un fulmine a ciel sereno, te ne sei andato lassù. Giustamente il calcio italiano domenica scorsa si è fermato, sconvolto dalla tua scomparsa che nessuno poteva immaginarsi così assurda. Sabato scorso sei andato a dormire nella tua camera d’albergo, magari dopo esserti visto qualche video sul modo di giocare di Zapata e Lasagna, che il giorno dopo avresti dovuto marcare contro l’Udinese. E lì, come ti sei addormentato, non ti sei svegliato più. 



Immagine da Ilgiorno.it 

È davvero assurdo andarsene così e a pensarci viene ancora da chiedersi se tutto ciò sia accaduto davvero. Eri un semplice ragazzo di 31 anni con i suoi affetti e la sua passione per il calcio, così come molti di noi che, non avendo la fortuna di averne fatto una professione, la coltivano sui campetti di calcetto con gli amici. È strano pensare a come, da piccoli, guardiamo al calciatore come all’eroe, al modello che vorremmo un giorno diventare. E poi, quando cresciamo, guardiamo ai nostri coetanei che ce l’hanno fatta con un po’ di sana invidia. Pensiamo che certe cose a certi livelli non possano accadere, come se il mondo del calcio fosse un olimpo di immortali. E invece non è così, non esistono déi ma solo uomini come altri. 




In questa settimana abbiamo assistito al dolore dei tuoi compagni di squadra, che adesso non avranno più i tuoi consigli e le tue indicazioni da capitano. Abbiamo assistito al dolore di tutto il mondo del calcio, troppo spesso concentrato sulle polemiche e sempre meno attento a ricordarsi della sua vera essenza, quella di un semplice gioco nel quale un pallone rotola per entrare dentro a una porta. Quel pallone che tu cercavi di tenere il più lontano possibile dalla tua, spazzandolo di testa e appoggiandolo ai tuoi compagni con il tuo sinistro educato. Chissà quanti pensieri avrai tolto ai tuoi portieri, quanti gol evitati e quanti sospiri di sollievo per i tuoi tifosi. Ma anche i gol segnati, ché ogni tanto ti piaceva anche gonfiarla la rete. Una piazza viola l’altro giorno ti ha dato l’ultimo saluto, fra applausi e lacrime che era impossibile non scendessero. D’altronde bastava guardare la tua faccia pulita e il tuo costante sorriso sereno dentro e fuori dal campo per capire quanto fossi uomo prima che calciatore. Sorrisi che, senza retorica, sono sempre più rari e che dovrebbero essere più spesso presi da esempio per i piccoli che di questo gioco sono appassionati ed affascinati. Facce pulite che dovrebbero valere più dell’ultima moda di esultare o di allacciarsi le scarpette. 

Oggi la giostra del calcio riprenderà il suo corso, perché lo show deve continuare e la vita deve continuare a scorrere. Difficile da capire, difficile da accettare. Quello che è sicuro è però il pensiero che oggi e domani volerà a te, al di là del semplice minuto di silenzio. Così come è sicuro che tu guarderai giù compagni, avversari e tifosi con lo stesso sorriso che ti ha sempre accompagnato. E mentre l’arbitro fischierà il calcio di inizio, scenderai in campo anche tu. Lassù, a marcare gli angeli. 

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