sabato 11 novembre 2017

In una mattinata di sole mi sono imbattutto nel signor Mario, alla ricerca di via Magolfa

Dopo una settimana di pioggia e nuvole, Milano decide di risvegliarsi col sole. Un sole tiepido che non scalda, ma sufficiente a far scorrere vita in città in un sabato mattina di inizio novembre. E allora ecco che decido di far parte di questo flusso di persone decise a godersi la città, prendo il tram 10 e vado. Mi immergo fra le vie di Milano senza decidere dove e quando scendere, lasciandomi trasportare. Il tram è forse il mezzo di trasporto più bello e rilassante che ci sia: non devi guidare, non sei sommerso dalla frenesia della metro, non sei sottoterra ma alla luce ma soprattutto i suoi passeggeri non hanno fretta. Mi siedo vicino all'uscita, mentre salgono e scendono papà e mamme con bambini, ragazzi africani carichi di stecche di sigarette da smerciare in giro, donne in missione shopping e vecchietti. Questi ultimi sono forse i più interessanti, una sorta di memoria storica di una città in continuo cambiamento e allo stesso tempo una grande fonte di energia nonostante tutta la loro fragilità. 

La Stazione Centrale, il cimitero Monumentale e via fino all'Arco della Pace, mentre le chiacchiere e le urla festose dei bambini a bordo si mischiano al rumore delle rotaie. Borse della spesa, passeggini e monopattini fanno da sfondo, fino a quando il tram non si ferma al capolinea di Piazza 24 Maggio, per una sosta prima di ripartire a ritroso. Scendo e decido di vagare per la Darsena e i Navigli, fra artisti di strada e turisti. È quasi mezzogiorno e non fa freddo, ma la punta del naso si gela comunque un po'. Quel freddo tollerabile che ti tiene sveglio e attivo, mentre un ragazzo suona e canta "Rebel Rebel" di David Bowie. 

"Scusi, mi sa dire dove si trova via Magolfa?"

Mi giro in direzione della provenienza della voce e mi ritrovo davanti un vecchietto, avvolto in un cappotto beige, una coppola marrone chiaro e lo sguardo filtrato da un paio di occhiali da vista con le lenti fotocromatiche. 

Rispondo che non lo so, ma mi offro di trovargliela su Google Maps. 

"Grazie, dovrebbe essere qui vicino al Naviglio. Milano non è più come ai miei tempi. Ormai sono vecchio"

Trovo il percorso e in realtà il simpatico vecchietto non era mica lontano dalla destinazione. Gli spiego la strada e mi ringrazia. Sta cercando un ristorante in cui andava spesso, quasi fosse spinto da una improvvisa nostalgia. Mi saluta e prende la sua direzione, mentre io prendo quella opposta. Penso a quanto fosse simpatico e a quanto assomigliasse al vecchietto di Up. 




Continuo il mio vagare in una zona Navigli stranamente tranquilla rispetto al fiume di gente che la frequenta alla sera. Fino a quando, più o meno un quarto d'ora dopo, incontro nuovamente il vecchietto. 

"Purtroppo il ristorante era chiuso. Peccato". 

Quella punta di malinconia si mischia a una contrastante positività d'animo, un mix raro che mi incuriosisce. Gli chiedo allora come si chiama. 

"Mi chiamo Mario" - risponde. 

Mi presento e gli chiedo se posso offrirgli un caffè o un bicchiere di vino. Mi sorride e gentilmente declina l'invito. 

"Continuo le mie passeggiate. Anche se la mia Milano è ormai cambiata. Ora che sono da poco vedovo poi... Sai, io sono del '27 mentre lei era del '29. Ora è tutto diverso". 

Mi dà una pacca sulla spalla e mi saluta, sempre con l'allegria del suo sorriso e la malinconia  dei suoi occhi, nascosti dagli occhiali. E per un momento penso che il signor Mario, forse, altro non potesse essere che il vecchietto di Up. 

Rimango qualche secondo a guardarlo mentre si allontana a passo lento. La curiosità mi spinge così ad andare in via Magolfa. Al mio arrivo, alla targa con il nome della via sul muro se ne aggiunge un'altra, che recita: "Via della Poesia". La percorro in tutta la sua bellezza e tranquillità. Cerco su Google il perché via Magolfa sia nota come la via della poesia e trovo questo articolo del Corriere, che racconta di come seguisse un'antica roggia della vecchia Milano e del campanile della chiesetta di Santa Maria del Sasso, dal quale si vedono ancora i tetti dove salivano gli uomini a pulire i camini. In fondo, la casa che ricorda Alda Merini, poetessa e aforista milanese ricordata anche grazie al caffè letterario dedicatole, in una cornice di graffiti sui muri che costeggiano la via con alcuni dei suoi aforismi. 

Un aforisma di Alda Merni. Sullo sfondo il campanile della "chiesetta degli spazzacamini"

Via Magolfa, la Via della Poesia

Un murales raffigurante Alda Merini (1931-2009)



In una mattinata di sole mi sono imbattuto nel signor Mario, alla ricerca di via Magolfa e probabilmente di quel ristorante in cui chissà quante volte avrà portato la sua amata moglie. Regalando a me una storia e un pezzo della vecchia Milano. 


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