mercoledì 26 marzo 2014

Indipendenza veneta

I promotori di 'Plebisicito.eu' hanno fornito i dati del referendum, partito domenica 16 marzo e conclusosi il 21 marzo. I voti conteggiati sono stati 2.360.235, pari al 73,2% degli aventi diritto al voto in Veneto; i sì all'indipendenza due milioni 102.969, pari all'89% dei votanti, i no 257.276 (10,9%). I voti ritenuti 'non validi', 6.615 (0,29%). (Fonte: RaiNews). Ebbene sì: i cittadini veneti hanno votato e proclamato la loro indipendenza da Roma e quindi dallo Stato italiano. Il referendum non ha valore istituzionale, ovvio; la Costituzione nell'articolo 5 specifica come la Repubblica italiana sia "una e indivisibile", ma le speranze di secessione della regione del nord-est rimangono vive, come sottolineato anche dal governatore leghista Zaia. Quali siano i reali obiettivi di chi sostiene tale indipendenza del Veneto non sono ancora chiari, come non lo sono le reali prospettive e conseguenze che una eventuale secessione comporterebbe, in primis al Veneto stesso. Le domande che sorgono spontanee sono: sarebbe il Veneto in grado di realizzare realmente una Repubblica federale indipendente, staccata completamente da Roma e quindi con una propria sovranità? Ma soprattutto, sarebbe in grado di autogestirsi politicamente ed economicamente? In un periodo di forte crisi economica, ma diciamocelo, anche di forte crisi morale ed identitaria, tale rivoluzione sembra essere un tentativo di alzare la voce e cavalcare la frustrazione e il disagio di molti cittadini, senza pensare concretamente ai reali sviluppi successivi. Il rischio, come sempre, è la deriva plebiscitaria e populista, come dimostrano i risultati e le percentuali del referendum. Le modalità di promozione e sostegno dell'obiettivo 'secessione/indipendenza' ricalcano un pò il modus operandi del Movimento 5 Stelle, sfruttando notevolmente la Rete per rendere informati e attivi i cittadini sugli obiettivi e sulle ragioni dell'indipendenza: tutto presente nel sito ufficiale, con tanto di contatti, editoriali, foto gallery ecc. Ma lo strumento caratteristico di tale movimento indipendentista è il voto online, in pieno stile M5S. Il web sale alla ribalta, diventando il canale preferenziale per esprimere le propri opinioni e le proprie volontà politiche. Come dimostrato da Gazebo, programma in onda su Rai3, con le votazioni sul blog di Grillo, tale modalità non è sicurissima, dato che al voto poteva accedere chiunque tramite la creazione di un account fittizio. Quanta credibilità può quindi avere un risultato del genere? Tale volontà indipendentista popolare è reale? Dalle interviste e dalle piazze non sembrerebbero chiacchiere da bar: resta da vedere se sarà un fuoco di paglia, una tendenza del momento o meno. Intanto un altro referendum (legittimo? Per l'UE no) ha portato l'annessione della Crimea alla Russia, con effetti e dinamiche politiche internazionali ancora tutte da scoprire. 



Nessun commento:

Posta un commento