martedì 27 agosto 2013

Partito di lagnosi

Dopo la sentenza del primo di agosto, nella quale Berlusconi veniva condannato in via definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset, molti avranno pensato, esultanti: "Beh, finalmente una condanna definitiva! Adesso si potrà finalmente incominciare a parlare dei problemi seri di questo Paese". Aspettativa, questa, fortemente delusa. Dal giorno stesso dell'emissione della sentenza, non si è fatto altro che parlare, su giornali, blog, telegiornali e social network, di Berlusconi e della condanna. Ma cosa ancora più grave, tale argomento è divenuto l'unico ed essenziale problema della classe politica italiana. Politici, giuristi, giornalisti, opinionisti ed esperti di chissà cosa, si stanno ancora scontrando sulla interpretazione della sentenza e delle leggi che la dovrebbero applicare. Il PdL, che più che Popolo della Libertà sembra essere diventato Popolo (e partito) di Lagnosi, non ha perso tempo a minacciare la caduta del Governo Letta attraverso i soliti ricatti: "O non si vota la decadenza di Berlusconi da Senatore, o il Governo cade". Sembra quasi di essere alle partite di calcio all'oratorio, dove il bambino scarso, che non viene scelto nella formazione delle squadre, prende in ostaggio il pallone non facendo giocare gli altri. Questa è, indubbiamente, una enorme mancanza di rispetto non solo per la Politica con la P maiuscola, ossia quell'arena di discussione e confronto su tematiche di interesse generale, ma anche e soprattutto nei confronti di un Paese chiamato Italia e dei suoi cittadini, i quali arrancano ad arrivare a fine mese, suicidandosi nei casi più disperati. E' una enorme mancanza di rispetto nei confronti di un Paese che vede i giovani disoccupati, senza una prospettiva seria per il futuro, mentre i fortunati che ce l'hanno fatta a studiare scappano all'estero, facendo la fortuna di Germania, Francia, Inghilterra e compagnia bella. Viene da pensare, ancora una volta, che questa classe politica abbia a cuore soltanto degli interessi particolari, ad personam. Nel resto delle democrazie dell'Europa e del mondo, chi ricopre un incarico pubblico (il che significa essere eletti per dare rappresentanza ad altri, non a sé stessi) ha il buon senso di dimettersi anche soltanto per essere sospettati di un reato. Perché? Perché per ricoprire un incarico pubblico e svolgerlo nel migliore dei modi, bisogna lasciare da parte le questioni personali al fine di perseguire al meglio l'interesse generale. E' inutile sottolineare come ciò non sia stato fatto negli ultimi vent'anni in Italia. Ma la cosa ancora più grave è usare i cittadini come strumento per i propri interessi. Non dimettersi in nome dei propri elettori e del loro bene è una grossa offesa alla legge, alla giustizia, alle istituzioni e alla democrazia, in quanto per ogni elettore ce ne è almeno un altro che ha votato per un altro partito e la pensa diversamente. Almeno per ora, fino a caso contrario, viviamo in una società pluralista nelle opinioni. Negli ultimi giorni Alfano ha dichiarato che "la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di Senatore è impensabile e Costituzionalmente inaccettabile". E in base a cosa lo sarebbe? Per caso Berlusconi è un cittadino diverso da Mario Rossi o Mario Bianchi? Fino a prova contraria viviamo in un Paese dove "La legge è uguale per tutti" e la grazia non è un atto dovuto a nessuno. E' allora per caso un Superuomo nicciano senza il quale l'Italia rischia di andare a rotoli? Gli ultimi vent'anni di false promesse e speranze illusorie hanno dimostrato il contrario. Per quale motivo, allora, tale decadenza sarebbe inaccettabile? (da leggere, a proposito, il fact checking di Pagella Politica). 
Sarebbe ora che questo Paese diventi finalmente un Paese veramente libero, dai ricatti, e democratico, nell'informazione e nel decision making, dove la legge sia veramente uguale per tutti (leggere L'Amaca di Michele Serra su Repubblica del 25 agosto 2013).Gli interessi di un singolo, attorno al quale ruota un intero partito di sudditi e servitori pronti a negare la realtà e l'evidenza dei fatti (basti pensare alla diffusa convinzione che una certa Ruby fosse davvero la nipote di Mubarak), non possono essere anche gli interessi di un Paese intero.
Di questo passo arriverà il giorno in cui rimpiangeremo tutti gli anni persi a parlare del nulla, ipnotizzati da questa inspiegabile e paradossale pazzia (leggere L'Amaca di Michele Serra su Repubblica del 24 agosto 2013). 




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