giovedì 11 ottobre 2018

Attacco a L'Espresso e Repubblica, l'infelice uscita di Di Maio


La diretta Facebook in cui Luigi Di Maio qualche giorno fa ha attaccato i giornali, in particolare L'Espresso e Repubblica, è stata una mossa a dir poco azzardata. Diciamo pure infelice. Con l'intento di alimentare la narrazione dei giornali produttori di fake news - termine da un po' di tempo ormai di moda, che potrebbe benissimo essere definito con la parola disinformazione - il Vicepremier e Ministro del Lavoro altro non ha ottenuto che un effetto boomerang sul Governo legastellato. 




I tempi di uscita del suo attacco non sono stati i migliori, visto il momento delicato fra spread, def e condono (o come lo chiama il governo, pace fiscale). Temi delicati, tipici di ogni mandato esecutivo che si trova inevitabilmente a dover affrontare bilanci economici nella fase successiva a quella propagandistica. Insomma, a fare i conti per mettere in pratica quanto promesso in campagna elettorale. 

Ma vista la difficoltà a tenere in piedi il proprio esecutivo, fra gaffe e conti che fanno fatica a quadrare, il governo altro non può fare che continuare a percorrere la strada della propaganda, in quella che è comunemente definita campagna elettorale continua. Come bene ha spiegato Marco Damilano, direttore de L'Espresso, in questo editoriale, Salvini e Di Maio hanno bisogno di un capro espiatorio perenne contro il quale scagliare l'indignazione dell'opinione pubblica. 

Per il leader della Lega si alternano l'Europa e gli immigrati, per Di Maio i giornali, produttori di quelle fake news malevole per destabilizzare il governo del cambiamento che tanto bene vuole fare agli italiani. Ma se gli immigrati hanno poco potere per difendersi - e le dichiarazioni dell'Europa sono facili da far apparire come lontane e retoriche - attaccare i giornali ha un peso decisamente diverso. 

Dopo la diretta Facebook non sono tardate le risposte a Di Maio. Oltre al già citato Damilano, non si è fatta attendere la replica di Mario Calabresi: "Caro Di Maio, non abbiamo paura: continueremo a raccontare la verità", il titolo dell'editoriale del direttore di Repubblica. Che ha sottolineato: 

Siamo un giornale di opposizione, è vero, come lo siamo stati durante i governi Berlusconi o come abbiamo criticato Renzi. Siamo antitetici alle idee di Salvini, allo sdoganamento di comportamenti fascisteggianti, alla continua caccia ai nemici di turno, siano essi gli immigrati o l'Europa, allo scadimento del dibattito pubblico, ridotto ormai a slogan di bassissimo livello. Per quanto riguarda i 5 Stelle ciò che ci spaventa è l'incompetenza. Non hanno idea di come si governi e delle conseguenze delle loro azioni.

In particolare L’Espresso non ha risparmiato articoli molto duri con il governo, specialmente con il Movimento 5 Stelle. Dalla gaffe del Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli sul tunnel che sarà pronto nel 2025 allo stesso Di Maio che ha alloggiato in un hotel di lusso nel suo viaggio in Cina - alla faccia del biglietto aereo in economy sbandierato sull’amato Facebook. Fino all’acquisto degli F35, i tanto odiati aerei di Renzi che una volta tagliati avrebbero permesso il risparmio necessario per il reddito di cittadinanza e che invece sono stati confermati fra le spese militari. 

L’attacco di Di Maio alla stampa ha scatenato inoltre anche la reazione dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi). Giuseppe Giulietti, presidente di quest’ultima, non ha usato mezzi termini: “L’aggressione alle testate del gruppo Gedi non riguarda solo quei giornali ma è un cazzotto sferrato al diritto dei cronisti di informare e a quello dei cittadini di essere informati. È intollerabile”. 

Nella gara al consenso tutta interna con la Lega di Salvini, Luigi Di Maio ha scelto il suo nemico. Forse quello sbagliato. 

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