venerdì 31 maggio 2013

CRITICA E AUTOCRITICA

La società d'oggi è sempre più complessa e disordinata. Ognuno va nella direzione che più gli piace e che meglio tutela i suoi interessi e i suoi affari. "Beh, mi pare ovvio! Che male c'è a fare i propri interessi e a curarsi i propri affari? Lo fanno tutti, nessuno fa niente per niente". Questa è la giustificazione più ovvia e semplice da apporre al problema, e per certi punti di vista, niente da dire, chapeau
Il problema però è che molto spesso, anzi, troppo spesso, i nostri affari entrano in conflitto con quelli di qualcun altro e sarebbe auspicabile che a risolvere tali conflitti non sia alcuna legge del far west dove chi spara per primo e ammazza l'altro ha ragione e tutti felici e contenti. La nostra società, democratica (?), dovrebbe avere come principio guida un dibattito sano e costruttivo, dove si è liberi di pensarla diversamente e di esprimere le proprie opinioni, ma pur sempre nel rispetto dell'altro, cercando il confronto. E invece sembra che ormai la ragione appartenga a chi urla e sbraita di più, dando spettacolo e instupidendo le persone. Dite di no? Beh, i vari talk show e programmi televisivi, di natura politica o di semplice intrattenimento, ne sono l'esempio: il dibattito si è ridotto ad una sorta di Processo di Biscardi dove ognuno dice la sua parlando sopra l'altro, interrompendo, non rispettando i tempi e alzando la voce a più non posso. Risultato? Non si capisce niente. Per non parlare della politica e dei politici! Alcuni comizi sembrano delle adunate dove la folla assiste inebetita alle urla di sdegno del sommo capo che vuole stanare gli avversari dalla loro casta, col finire semplicemente nel farne a sua volta parte gettando tanto fumo negli occhi. 
Nella nostra società manca essenzialmente una cosa, anzi due: una critica costruttiva ma soprattutto, capacità di autocritica! Pochissime persone hanno interesse ad ammettere i propri errori quando c'è da farlo, soprattutto nella classe politica. Il politico ormai deve avere un'immagine perfetta, funzionale alla raccolta di voti per il raggiungimento del consenso e della poltrona. Ammettere i propri errori è un atto di umiltà che ormai può diventare la tua condanna. E sulla scia di questo modello anche i cittadini si sentono giustificati nel fare quello che vogliono: "Evadere le tasse? Certo che lo faccio! La politica ruba a me? Io rubo a loro!". Conseguenza? Tutti stiamo peggio. Insomma nessuno sbaglia, nessuno deve chiedere scusa, si fa solo quello che conviene e se per caso fai un danno a qualcuno, beh, è il mondo che gira così! 
L'espressione I may be wrong tanto cara a Karl Popper è ormai un'utopia, una perla in mano a pochi intenditori della questione. Quasi tutti si ritengono infallibili, sicuri di essere dalla parte della ragione: non c'è bisogno di autocritica nè tantomeno di un esame di coscienza. Sono cose per deboli. 
Ma l'infallibilismo, diceva Popper, è per gente noiosa e, aggiungo io, presuntuosa. 
A volte sarebbe bene fermarsi un attimo e revisionare il tutto, criticandoci. 

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